Nel santuario di Vicoforte la salma dell'ex re d'Italia troverà posto accanto alla salma della regina Elena, traslata da Montpellier. Sul re sabaudo il peso del fascismo e dell'8 settembre. Dal Piemonte al Kenya: ecco dove sono sepolti i Savoia
Emanuele Filiberto: "Sorpreso dalla segretezza dell'operazione"
"Mio nonno - osserva Emanuele Filiberto riferendosi a Umberto II, ultimo re d'Italia - diceva che le salme resteranno in esilio finché non torneranno al Pantheon a Roma. Dal 2002, quando è stata abrogata la norma transitoria della Costituzione sull'esilio, non c'erano più problemi nel riportarle in Italia. Ma abbiamo sempre aspettato. Ed è da sempre che vogliamo siano collocate al Pantheon". Emanuele Filiberto si è detto "felice" per il rientro della bisnonna in Italia - ringraziando il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per averlo reso possibile - ma anche "sorpreso" per la segretezza dell'operazione: "Io l'ho appreso dalla stampa e dalle agenzie. Non capisco questa specie di 'vergogna' di riportare in Italia questa amata regina. Lo trovo strano".
Le spoglie in Piemonte
Del rientro delle salme del re e della regina si è iniziato a parlare nel 2011, anno a cui risale la richiesta dei famigliari di Casa Savoia. Istanza poi reiterata nel 2013 con la dichiarata disponibilità del vescovo di Mondovì, monsignor Luciano Pacomio. Il tutto cadrebbe nel settantesimo anniversario della morte di Vittorio Emanuele III (28 dicembre 1947) e, come ha voluto sottolineare la principessa Maria Gabriella, "nel centenario della Grande Guerra" con l'auspicio che l'iniziativa "concorra alla composizione della memoria nazionale". Nel tardo pomeriggio di ieri, dopo mesi di preparativi avvolti dalla massima segretezza, si è compiuto il primo passo con l'arrivo, dal cimitero di Montpellier, della regina Elena. La collocazione è stata accompagnata "in un contesto di riserbo e sobrieta'" dalla preghiera, a cura di don Bessone, prevista per il Rito delle esequie. La cappella di San Bernardo è conosciuta anche come mausoleo del duca Carlo Emanuele I, che vi è sepolto, e che sostenne l'inizio della costruzione del santuario nel Monregalese tra il 1596 e i primi anni del '600.
La Comunità ebraica: profonda inquietudine
A protestare contro la decisione di riportare in Italia le spoglie di Vittorio Emanuele III è il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni. "In un'epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine, anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari", tra cui "gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste", spiega Di Segni, ricordando che "Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa".
La Comunità ebraica di Roma, inoltre, si oppone fermamente all'idea di un eventuale trasferimento al Pantheon della salma di Vittorio Emanuele III e auspica che “né ora né in un lontano futuro possa essere traslata in un luogo in cui gli si possa rendere omaggio, men che meno a Roma, a poca distanza dal luogo in cui gli ebrei furono deportati dai nazifascisti".
Polemica sul volo di Stato
Ad aggiungere tensione c'è anche la polemica sul volo dell'Aeronautica utilizzato per il rientro delle spoglie. "Ritengo che portare la salma in Italia con solennità e volo di Stato è qualcosa che urta le coscienze di chi custodisce una memoria storica", ha detto il presidente emerito dell'Anpi, Carlo Smuraglia. "Qualcuno dovrà spiegare a noi, alla Corte dei Conti e agli italiani per quale motivo sia stato usato un aereo dell'Aeronautica militare, un volo di Stato per riportare in Italia la salma di colui che non si oppose all' avvento della dittatura fascista", ha aggiunto il capogruppo di SI ed esponente di "LeU" Giulio Marcon.