Bomba nella palazzina a Pioltello, i carabinieri fermano tre uomini
CronacaI militari hanno eseguito un decreto emesso dal procuratore aggiunto della Dda, Ilda Boccassini, e dal pm Paolo Storari. Secondo le indagini gli uomini avrebbero agito con modalità mafiose per ottenere la restituzione di un prestito usurario
A conclusione delle indagini seguite all'attentato commesso nella notte del 10 ottobre scorso a Pioltello, in provincia di Milano, i carabinieri hanno fermato tre persone con l'accusa di essere, a vario titolo, responsabili di estorsione, usura e violenza privata aggravati dalle modalità mafiose. Per l'esplosione di un ordigno davanti alla porta dell'abitazione di un operaio ecuadoriano di 45 anni, in una palazzina di via Dante, lo scorso 6 novembre, era già stato arrestato Roberto Manno, che avrebbe organizzato l'atto intimidatorio per ottenere la restituzione di un prestito usurario. Tra i tre fermati di oggi c'è anche il cugino di Manno, Manuel, che secondo il pm della Direzione distrettuale antimafia milanese, Paolo Storari, stava per scappare in Thailandia, motivo per il quale la Dda ha dato mandato di arrestare anche gli altri due complici che, "vista l'estrema gravità dei reati di cui sono accusati avrebbero potuto darsi alla fuga".
Ritorsione per un prestito di tremila euro
I militari del comando provinciale di Milano hanno eseguito un decreto di fermo emesso dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Ilda Boccassini, e dal pm Paolo Storari. Le accusa mosse dagli inquirenti contro i tre fermati non sono collegate direttamente alla bomba esplosa quasi due mesi fa ma riguardano episodi di estorsione e usura. Secondo le indagini, nell'agosto del 2016, gli indagati avevano concesso un prestito di tremila euro ad un cittadino ecuadoriano residente a Pioltello, cifra che l'uomo avrebbe dovuto restituire con interessi usurari di 400 euro mensili e con una penale di 50 euro per ogni giorno di ritardo rispetto al termine pattuito. Per quanto riguarda l'attentato, nei giorni scorsi l'operaio ecuadoriano insieme alla moglie ha confermato, durante l'incidente probatorio, che a far esplodere la bomba sarebbe stato Roberto Manno il quale intendeva recuperare i soldi prestati a tassi d'usura al figlio dell'uomo. Prima dell'agguato però, le vittime sarebbero state minacciate dal cugino Manuel.