Omicidio Sarah Scazzi, la Cassazione: "Sabrina fredda pianificatrice"

Cronaca
Cosima Serrano e Sabrina Misseri (Foto Ansa)

La Suprema Corte ha pubblicato le motivazioni della sentenza definitiva di ergastolo inflitta lo scorso 21 febbraio alla zia della 15enne uccisa, Cosima Serrano, e alla cugina, che “strumentalizzando i media" deviò le investigazioni verso "piste fasulle"

Quasi otto mesi dopo la sentenza di ergastolo inflitta dalla Cassazione a Sabrina Misseri e Cosima Serrano, la Suprema Corte ha pubblicato le motivazioni di conferma delle condanne delle due donne, ritenute responsabili dell’omicidio della 15enne Sarah Scazzi, uccisa ad Avetrana il 26 agosto 2010.

“Pianificazione e comportamenti spregiudicati”

Sabrina Misseri, scrive la Cassazione, non merita sconti di pena per le "modalità commissive del delitto" e per la "fredda pianificazione d'una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, al conseguimento dell'impunità". La donna "strumentalizzando i media" deviò le investigazioni come "astuto e freddo motore propulsivo" verso "piste fasulle". A fronte di questi comportamenti, Sabrina non ha "meritevolezza" per la concessione delle attenuanti generiche richieste dai suoi difensori.

Nessuno sconto anche per Cosima

Lo sconto di pena è stato negato dalla Cassazione anche a Cosima Serrano dato che, essendo un’adulta, invece di intervenire a placare "l'aspro contrasto sorto" tra Sabina e Sarah, "si era resa direttamente protagonista del sequestro della giovane nipote partecipando, poi, materialmente alla fase commissiva del delitto". Sarah, ricorda la Suprema Corte, venne strangolata da Sabrina e Cosima con "concorso sinergico" tra le due: l'una ponendo "in essere la specifica azione di soffocamento da dietro della vittima" e l'altra inibendole "ogni tentativo di difendersi e ogni chance di fuga". Inoltre, anche la zia della vittima aveva messo in atto "una serie di depistaggi per conseguire l'impunità per sé e sua figlia Sabrina".

Le condanne

La condanna della Cassazione è stata pronunciata il 21 febbraio 2017 e ha confermato le sentenze di primo e secondo grado. Lo stesso giorno la Corte ha confermato anche la condanna a otto anni per Michele Misseri, zio della vittima, per l’occultamento del cadavere della nipote.

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