Maltrattavano pazienti anziani, sospesi sacerdote e collaboratrice

Cronaca

La polizia di Forlì ha eseguito un'ordinanza di misura cautelare di sospensione dall'esercizio del pubblico servizio nei confronti di un prete di 60 anni e di una donna di 40 anni

Maltrattavano anziani pazienti che avrebbero dovuto accudire. Con questa accusa la polizia di Forlì ha eseguito un'ordinanza di misura cautelare di sospensione dall'esercizio del pubblico servizio nei confronti di un sacerdote di 60 anni, direttore di una struttura socio-assistenziale per anziani, e della sua più stretta collaboratrice, una donna di 40 anni. I due sono ritenuti responsabili in concorso del reato di maltrattamenti nei confronti degli anziani pazienti.  Le indagini sono state condotte dai poliziotti dalla Squadra Mobile di Forlì e del Servizio Centrale Operativo. 

Legati e sottoposti a violenze psicologiche

I pazienti venivano legati ai letti e non solo, senza alcuna autorizzazione medica, e soggetti a gravi violenze psicologiche. In particolare, viene spiegato in una nota della polizia, i due indagati avrebbero optato per queste forme di contenimento dei pazienti al fine di "sopperire alla carenza di personale specializzato e adibito all'assistenza socio-sanitaria" (in totale nella struttura lavoravano circa una decina di persone). Questo è quanto è emerso a proposito dei maltrattamenti subiti dai circa 30 pazienti – tra anziani e disabili con malattie psichiche – della struttura socio assistenziale “Opera San Camillo” di Predappio, che fa capo alla Fondazione San Camillo.

La denuncia di un dipendente

La segnalazione che ha dato il via all'indagine, e ha portato all’arresto del sacerdote direttore della struttura e della sua collaboratrice, sarebbe partita da un dipendente, all’inizio del 2017. "Queste cose non si fanno", avrebbe detto l'operatore in un colloquio col direttore registrato dagli investigatori. "Ma se tu dovessi sorvegliarne 15 alla volta cosa faresti?" avrebbe, più o meno, risposto il direttore.

Le indagini in corso

L'esame della cartelle mediche, in corso, avrebbe evidenziato come alcuni dei parenti degli ospiti avrebbero rilasciato l'autorizzazione scritta al "contenimento" del congiunto, ma che questa sarebbe arrivata dopo che il paziente era stato descritto loro come "molto esagitato". Circostanza che però sarebbe smentita dai filmati in possesso degli investigatori. Il sequestro delle cartelle cliniche ha inoltre lo scopo di accertare eventuali falsificazioni. Gli inquirenti hanno poi perquisito i locali e "sentite numerose persone informate sui fatti così da circostanziare le modalità delle pratiche illegali utilizzate".

Si valuta l'agibilità della struttura

La polizia ha provveduto a far nominare immediatamente un nuovo direttore della struttura. I locali, come riferito durante una conferenza stampa nella Questura forlivese, si trovano in condizioni igienico-sanitarie molto precarie, al punto che, in queste ore, gli ispettori subito inviati dall'Ausl stanno valutando se la struttura, dopo adeguata pulizia e sterilizzazione, possa essere agibile, anche solo parzialmente, o se sarà necessario trasferire altrove i pazienti. 

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