Cambio valuta e soldi falsi, si fingevano sceicchi per derubare

Cronaca
I finanzieri impegnati fin dalle prime ore dell'alba (Fotogramma)
Fotogramma_GdF

Le fiamme gialle di Busto Arsizio hanno smantellato un'organizzazione composta da 15 persone. Tra gli arrestati anche il padre e i due fratelli del giovane che cinque anni fa aveva investito con un'automobile rubata l'agente Nicolò Savarino a Milano

Quindici ordinanze di custodia cautelare ed un sequestro di beni per un valore di 725mila euro. È questo il bilancio dell'operazione "La Stangata", condotta dalla Guardia di finanza di Busto Arsizio e scattata nelle prime ore del mattino di martedì 19 settembre con l'obiettivo di sgominare una banda che operava anche oltre i confini nazionali. Tra le persone finite in manette anche i due fratelli e il padre del ragazzo che nel 2012 investì e uccise con un'automobile rubata l'agente della polizia locale di Milano Nicolò Savarino.

Gli arresti e il sequestro

I finanzieri, oltre a eseguire le quindici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone appartenenti alla stessa famiglia di origini rom, hanno sequestrato beni per un valore totale di 725mila euro. Il reato contestato alle persone finite in manette è quello di far parte di un'associazione a delinquere "transnazionale" finalizzata al furto di denaro, aggravato dal metodo fraudolento. Tra i membri dell'organizzazione criminale ci sono anche il padre e i due fratelli del ragazzo che nel 2012 uccise a bordo di un Suv l'agente della Polizia locale di Milano Nicolò Severino.

Lo scambio di persona

Inizialmente si credeva che lo stesso giovane facesse parte della banda, una notizia poi smentita dal legale del ragazzo. "Non risulta nemmeno indagato, il suo nome non compare nelle imputazioni dell'ordinanza cautelare e i fatti contestati nell'inchiesta risalgono al 2015-16, periodo in cui era detenuto", ha affermato il suo avvocato difensore. Lo scambio di persona è stato poi confermato anche dal procuratore capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana. Alla base dell'equivoco uno scambio di persona: quando il giovane fu fermato nel 2012 per l'omicidio dell'agente della Polizia Locale, fornì infatti le generalità del fratello, un'informazione che non è poi stata aggiornata nel sistema informatico d'indagine delle forze dell'ordine neppure in seguito alle perizie che ne hanno accertato l'identità. Il giovane, quasi cinque anni in carcere, si trova in regime di semilibertà da metà luglio, quando il Tribunale per i minorenni del capoluogo lombardo gli ha concesso l'affidamento "in prova" ai servizi sociali. Una decisione che ha suscitato non poche polemiche.

Cambio valuta e soldi falsi

A Busto, oltre al presunto vertice del gruppo e al suo nucleo famigliare, orbitavano anche diversi collaboratori della banda, accusata di aver derubato clienti stranieri di ingenti somme di denaro custodite all'estero (in particolare a Cuba, Dubai, in India, Russia, Cina e a Hong Kong). I membri dell'organizzazione attiravano i clienti proponendo loro di far transitare i soldi in Italia (o in altri Paesi) senza passare dai canali ufficiali, attraverso un cambio valuta in cui corrispondevano denaro falso. In totale, il gruppo sarebbe riuscito a rubare circa 750mila euro attraverso un canale denominato "Hawala", utilizzato anche da gruppi terroristici e basato su una rete di mediatori tramite i quali i capitali vengono esportati, da uno Stato all'altro, in totale anonimato.

Il travestimento da sceicchi

L'indagine è partita da un controllo fatto da un finanziere fuori servizio: l'uomo ha visto uno di quelli che poi sarebbero stati indagati pagare un caffè in un bar con una banconota da 500 euro, prima di allontanarsi a bordo di un'automobile di lusso; ha quindi annotato la targa facendo scattare le prime verifiche. Per attirare i "clienti" da derubare, gli indagati viaggiavano all'estero, incontrandoli in hotel di lusso e a volte travestendosi da sceicchi. Secondo gli investigatori, il gruppo si apprestava a nuovi furti per milioni di euro.

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