Università, scioperano 5mila docenti: salta il primo appello d'esame
CronacaI professori che partecipano all'iniziativa non interrogheranno gli studenti nella prima data della sessione autunnale (28 agosto - 31 ottobre). Oltre 70 gli atenei e i centri di ricerca coinvolti. Garantite comunque lezioni e attività istituzionali
I docenti universitari scioperano, e lo fanno non presentandosi al primo appello della sessione autunnale (28 agosto-31 ottobre). La decisione coinvolge oltre 70 università e centri di ricerca, con più di 5mila professori e ricercatori che aderiscono all'iniziativa.
La lettera e le richieste di più di 5mila fra professori e ricercatori
A firmare la lettera di proclamazione di sciopero dagli esami di profitto per la sessione autunnale, erano stati, a giugno, 5.444 docenti e ricercatori, di 79 atenei ed enti di ricerca italiani. L’astensione è finalizzata, come si legge nel documento, a ottenere l’adozione di un provvedimento di legge, in base al quale si arrivi a esaudire due richieste. La prima è sbloccare classi e scatti stipendiali, fermi nel quinquennio 2011-2015, a partire dal 1° gennaio del 2015, anziché, come è attualmente, dal 1° gennaio 2016. La seconda è che "il quadriennio 2011-2014 sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015".
Le linee guida dello sciopero
L’iniziativa, è stata promossa da una rete di docenti riuniti nel "Movimento per la dignità della docenza universitaria". Saranno sospesi solo gli esami, ma non lezioni e altre attività istituzionali che, invece, verranno garantite. I professori assicurano comunque che "tutti gli esami corrispondenti" al primo appello, "verranno, di conseguenza, spostati all’appello successivo, che si terrà regolarmente". Nel periodo interessato dallo sciopero, verrà comunque garantita "la tenuta di almeno un appello degli esami di profitto". Il coordinatore del movimento, il professor Carlo Ferraro, quando era stato indetto lo sciopero aveva commentato così la scelta: "Non è stata una decisione presa a cuor leggero, ma dopo tre anni di continue sollecitazioni ai diversi governi, non avendo avuto risposte alle nostre richieste, siamo stati costretti a proclamare lo sciopero".