Il sacerdote eritreo, a cui la Procura di Trapani ha notificato un avviso di garanzia con l’accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, spiega: “Non posso rimanere inerme per paura di strumentalizzazioni. Tutto ciò che ho fatto è stato per salvare vite”
“Ciò che ho fatto è sempre stato fatto nel rispetto della legge e per salvare vite umane. Non posso rimanere inerme per paura di essere strumentalizzato”. Don Mussie Zerai, il sacerdote eritreo a cui la Procura di Trapani ha notificato nei giorni scorsi un avviso di garanzia con l'accusa di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina”, spiega la sua posizione ai microfoni di Sky TG24. E dichiara di non essere sorpreso di essere finito nel registro degli indagati. “Era già stato annunciato che la Procura stava indagando su tutte le ong che sono coinvolte nei salvataggi nel Mediterraneo, quindi non mi sorprende affatto. Nei miei confronti non c’è alcuna accusa precisa, mi hanno solo informato che c’è un’indagine in corso”.
Le parole di don Zerai a Sky TG24
“Mi sono sempre limitato, dal momento che venivo informato della presenza di persone in pericolo di vita, ad avvisare le autorità competenti”, spiega il sacerdote, candidato anche al Nobel per la Pace nel 2015. “Si vuol far passare l’idea che la solidarietà sia troppo vicina alla criminalità, dalla campagna mediatica e politica di questi mesi. Ma la solidarietà non può essere scambiata con nessuna altra cosa”. Alla domanda se abbia avuto l’impressione di essere stato usato dai trafficanti, il prete ha risposto: “Se questo è accaduto mi dispiace ma io non ho nessuna conoscenza di questo, l’ho fatto solo per salvare vite umane”. Infine, il prete ha detto di “non sentirsi “tirato in causa dalle parole della Cei”, che in mattinata, tramite il presidente, il cardinale Bassetti, ha esortato a “non correre mai il rischio di collaborare con i trafficanti di carne umana”.
Zerai attacca Minniti
In giornata, padre Mussie Zerai ha anche dichiarato: "Minniti sa benissimo quale è la situazione in Libia oggi, quindi si assume la responsabilità, insieme alle autorità libiche, di tutto quello che sta succedendo: gli abusi, i maltrattamenti e le torture che avvengono nei centri di detenzione in Libia. Non ho mai ricevuto chiamate dagli scafisti e non ne ho mai conosciuto nessuno. Ricevo solo chiamate dai migranti in difficoltà. A quel punto chiamo la Guardia Costiera italiana e libica per far partire i soccorsi”, ha aggiunto Zerai dicendo infine che "non esiste nessuna chat segreta in cui le ong si mettono d’accordo".
Chi è don Zerai
Don Mussie Zerai è un sacerdote eritreo da anni impegnato nell'aiuto ai migranti. Lavora con la sua Agenzia Habeshia per salvare coloro che cercano di attraversare il Canale di Sicilia e per questo nel 2015 è stato candidato al Nobel per la Pace. Il fascicolo in cui è coinvolto è stato aperto il 24 novembre scorso e l'ipotesi di reato è quella di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La Procura di Trapani indaga anche sulla ong tedesca Jugend Rettet, di cui ha sequestrato la nave Iuventa, ma padre Zerai ha già fatto sapere di non aver mai avuto contatti con questa.