La relazione, approvata all’unanimità, invita la Guardia Costiera a coordinare le navi delle organizzazioni e auspica una collaborazione con la polizia giudiziaria. Bruxelles lancia ultimatum sui ricollocamenti: “Procedura di infrazione per Paesi che non accolgono”
"Non può essere consentita la creazione di corridoi umanitari" gestiti autonomamente dalle Ong, trattandosi di un compito che spetta agli Stati o agli organismi internazionali. È questa una delle principali indicazioni della relazione sui migranti approvata all'unanimità dalla Commissione Difesa del Senato, che auspica anche la trasparenza dei finanziamenti delle organizzazioni e chiede che le procure vengano dotate degli strumenti per intercettare e dei mezzi necessari per condurre eventuali indagini.
Ong coordinate dalla Guardia Costiera
La relazione, illustrata dal presidente della Commissione Nicola Latorre, specifica che le Ong che soccorrono i migranti devono essere certificate e la loro presenza in mare deve essere fin dall'inizio coordinata dalla Guardia costiera italiana.
Polizia giudiziaria e Ong insieme
Per non disperdere "preziosi elementi di prova", ha spiegato Latorre, sarebbe opportuno consentire "l'intervento tempestivo della polizia giudiziaria contestualmente al salvataggio da parte delle Ong". Dalle audizioni dei procuratori siciliani, ha spiegato il presidente della Commissione, "è emerso che i satellitari vengono buttati in mare se i soccorsi sono fatti dalle navi militari, mentre nel caso di intervento di navi delle Ong, i telefonini vengono recuperati per essere riutilizzati in altre traversate. E in alcuni casi, quando il soccorso è fatto dalle organizzazioni umanitarie, soggetti libici prelevano il motore del barcone per riusarlo".
I numeri
La relazione indica anche che nel 2017 il 50% dei salvataggi in mare sono stati fatti da mezzi privati: mercantili o unità delle Ong. Le organizzazioni non governative, operative attualmente con circa 9 navi, hanno salvato nei primi quattro mesi dell'anno 12.646 persone (il 35% del totale), mentre i mercantili privati sono a quota 5.698 (16%). La restante metà degli interventi sono stati fatti dai mezzi della Guardia costiera italiana (29%), Marina Militare (4%), Frontex (7%) e Eunavformed (9%). I salvataggi privati sono passati dall’essere il 13% del totale nel 2013 al 51% di quest’anno.
Commissione Ue lancia ultimatum sui ricollocamenti
Intanto, la Commissione europea lancia il suo ultimatum. "Gli Stati che non hanno ancora accolto" richiedenti asilo da Italia e Grecia, "o quelli inattivi da quasi un anno", inizino i trasferimenti "entro il prossimo mese", si legge nella dodicesima relazione sui ricollocamenti. "Se non lo faranno, a giugno" la Commissione discuterà sulla possibilità di aprire le procedure di infrazione. Un monito che trova riscontro nei dati di Frontex: -84% i migranti arrivati in Europa da gennaio a aprile, ma l'Italia continua ad avere numeri in aumento del 33%. L'Italia, dice Bruxelles, dal canto suo deve urgentemente accelerare le procedure per le registrazioni ai fini delle candidature.
I Paesi nel mirino dell’Ue
La Commissione Ue concentra le sue raccomandazioni su Ungheria, Polonia e Austria, unici Stati a non aver accolto un solo profugo. Ma sollecita anche la Repubblica Ceca, inattiva da un anno circa, a riprendere i trasferimenti, e chiede a Bulgaria e Slovacchia di mostrare più flessibilità sulle preferenze dei profughi da accogliere. Irlanda e Estonia, vengono invitate a trovare soluzioni con il nostro Paese per soddisfare le esigenze aggiuntive di sicurezza. Spagna, Belgio e Croazia devono aumentare i loro impegni mensili nei confronti di Italia e Grecia. Germania, Romania e Slovacchia devono impegnarsi di più verso la Grecia, mentre la Francia e Cipro di più con l'Italia. Nel complesso, tutti i Paesi devono accrescere la capacità di trattare le richieste, evitare preferenze troppo selettive che provocano ritardi e dare la priorità alle persone più vulnerabili, come i minori non accompagnati.