I reati contestati a vario titolo sono corruzione, turbativa d'asta e concorso esterno in associazione mafiosa. Coinvolti anche il consigliere regionale della Campania, Pasquale Sommese (Ncd), e il sindaco di Aversa, Enrico De Cristofaro
Sono 71 le persone indagate dalla Guardia di Finanza di Napoli nell'ambito dell'indagine della Dda condotta dai pubblici ministeri Maresca e Giordano: per 32 il gip ha disposto il carcere, a 36 ha concesso i domiciliari, 2 sono misure di interdizione e una di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di corruzione, turbativa d'asta, concorso esterno in associazione mafiosa e gravi irregolarità nelle gare di appalto pubblico realizzate in varie province campane, in alcuni casi anche al fine di agevolare organizzazioni criminali di stampo camorristico.
Arresti e perquisizioni - Complessivamente sono 13 i reati di corruzione e 15 quelli di turbativa d'asta considerati nelle contestazioni agli indagati, in alcuni casi aggravati dalle finalità mafiose; in tre casi si contesta il concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso e l'essere organici al clan dei Casalesi.
Eseguiti anche 10 decreti di perquisizione e contestuale sequestro e un decreto di acquisizione documentazione presso enti pubblici.
A quanto si apprende dall'indagine della Dda, emergerebbe il coinvolgimento di nomi di primo piano del panorama imprenditoriale e politico campano.
Arrestato consigliere regionale Campania - Tra gli arrestati infatti c’è anche il consigliere regionale della Campania Pasquale Sommese (Ncd), ex assessore al Turismo della Regione, ritenuto colui che garantiva l'erogazione dei fondi regionali. Ordinanza di custodia cautelare anche per il sindaco di Aversa (Caserta) Enrico De Cristofaro, in qualità di ex presidente dell'Ordine degli Architetti di Caserta e per l'imprenditore Alessandro Zagaria, ritenuto legato al clan del boss omonimo. Agli arresti inoltre Raffaele De Rosa, fratello dell'attuale sindaco di Casapesenna (Caserta).
Tra indagati ex deputato di Fi - Tra gli indagati, invece, figurano anche il deputato Antonio Angelucci (FI) e l'ex magistrato di Cassazione Franco Amedeo. Nei confronti del primo si ipotizza il traffico di influenze, mentre per il secondo l'iscrizione del registro degli indagati è per corruzione.
Appalti ai Casalesi - Nel mirino degli inquirenti sono finiti 18 appalti concessi tra il 2013 e l'inizio del 2016 da vari comuni del Casertano, come Alife, Francolise, Riardo, tra cui lavori per ristrutturazioni di importanti immobili storici che, secondo i magistrati della Dda di Napoli, finivano quasi sempre a poche ditte, alcune collegate al clan Zagaria. L'indagine ruota attorno alla figura dell'ingegnere Guglielmo La Regina, anche per questo è stata denominata "The Queen". L'inchiesta rappresenta una tranche di quella che nel 2016 portò in carcere l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro per presunta corruzione in relazione ai lavori dello storico palazzo Teti Maffuccini; anche allora furono arrestati La Regina e l'imprenditore Alessandro Zagaria.
La testimone - Una svolta importante alle indagini è arrivata da una donna che ha deciso di parlare con i pm della Dda e con gli investigatori della guardia di finanza di Napoli, raccontando il 'sottobosco' che si nasconde dietro una parte dell'imprenditoria e politica campana. Si tratta di Loredana Di Giovanni, originaria di Mugnano di Napoli e considerata la 'faccendiera' di molti 'colletti bianchi'.
Per gli inquirenti, si sarebbe adoperata per portare voti a Pasquale Sommese, oggi destinatario dell'ordinanza, durante la passata campagna elettorale per le regionali. Il suo ruolo, così come emerge dalle indagini, sarebbe stato quello di consegnare tangenti ai politici per conto degli imprenditori. Dall'aprile dello scorso anno, cioè da quando è finita ai domiciliari per l'inchiesta sulla mancata ristrutturazione di Palazzo Teti a Santa Maria Capua Vetere, sta collaborando con la Procura, che ha coordinato l'inchiesta.
Aggiornamento: con sentenza depositata l’11 giugno 2019, la Prima Sezione Penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha condannato in primo grado l’imprenditore Alessandro Zagaria per il contestato concorso in corruzione, mentre lo ha assolto per i restanti capi d’accusa, ivi compresa per l’aggravante mafiosa.