Boss finto malato, era ai domiciliari e percepiva pensione
CronacaMaurizio Galletta del clan dei Santapaola-Ercolano avrebbe fatto apparrire le sue condizioni di salute più gravi della realtà con l'aiuto di medici compiacenti per evitare il carcere e ottenere sostegno economico dall'Inps
Grazie a medici compiacenti, il boss Maurizio Galletta riusciva a far apparire le sue condizioni di salute più gravi della realtà, evitando il carcere. Inoltre, riceveva dall'Inps una pensione di invalidità e un’indennità di accompagnamento. Ora il 51enne, elemento di spicco del clan Santapaola-Ercolano, è tornato dietro le sbarre, in virtù di un provvedimento restrittivo emesso sulla scorta delle indagini della Dia di Catania, che hanno coinvolto anche medici accusati di aver favorito il boss.
La patologia aggravata – Le misure riguardano anche il cognato di Galletta e un suo presunto fiancheggiatore. I reati contestati a vario titolo sono quelli di falso in concorso, truffa aggravata all'Inps, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di pistola. Secondo le accuse, Galletta, per sottrarsi alla detenzione in carcere, ha accentuato le sue patologie grazie a falsi certificati redatti da medici conniventi.
Ai domiciliari dal 2008 – Galletta è stato arrestato il 5 marzo del 1996 e condannato all’ergastolo nel 2007 per triplice omicidio. Sottoposto a continui accertamenti medici tra il 1996 e il 2008, periodo in cui ha cambiato 17 strutture carcerarie, è stato sottoposto alla detenzione domiciliare nella sua casa della frazione Delfino-Vaccarizzo, a Catania, grazie ad una decisione del tribunale di sorveglianza di Bologna che giudicava le sue condizioni di salute “incompatibili con il carcere”.
I salassi autoprovocati – Il boss, secondo la Dia, avrebbe usato lo stesso espediente utilizzato dal cugino Maurizio Zuccaro, che durante la detenzione si praticava dei salassi prelevando grandi quantità di sangue, in modo da aggravare il suo stato di salute.
Il ritorno in carcere – Secondo la Dia, Galletta riusciva ad esercitare comunque il suo potere mafioso sebbene si trovasse ai domiciliari. L’uomo è stato quindi condotto al carcere di Bicocca, a Catania, mentre sono state disposte perquisizioni in vari studi medici. In carcere sono finiti anche il cognato di Galletta, Rosario Testa, per detenzione d’arma da fuoco, e un uomo di nazionalità rumena accusato di favoreggiamento.