Coniugi uccisi nel Ferrarese, il figlio e l'amico restano in carcere

Cronaca

Il gip per le indagini preliminari del tribunale dei minorenni di Bologna ha disposto la custodia cautelare per il figlio 16enne della coppia e l'amico di 17 anni accusati dell'omicidio di Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni

Restano nel carcere minorile il 16enne e il 17enne fermati per l'omicidio di Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni, padre e madre del piu' giovane dei due. Il Gip del tribunale dei minori di Bologna Luigi Martello dopo l' udienza di convalida ha infatti disposto la custodia in carcere per entrambi - che avevano confessato - accogliendo cosi' le richieste del Pm Silvia Marzocchi. Il giudice ha anche convalidato i fermi. I due avvocati difensori avevano chiesto misure attenuate (comunità o arresti domiciliari).

Intanto, si va delineando un quadro complesso dei rapporti familiari ed emergono dettagli della notte del delitto. Dopo l’omicidio i die ragazzi si sarebbero messi a giocare ai videogames.

 

La confessione e i mille euro – Giovedì il minore - che secondo quanto ricostruito dagli inquirenti avrebbe promesso 1000 euro all'amico per diventare l'esecutore materiale dei suoi genitori - davanti al pm della Procura dei minorenni di Bologna, ha ribadito la confessione già resa ai carabinieri la notte dopo il delitto.
 

Il legale del 16enne: "Movente complesso"  - I difensori hanno ribadito che i loro assistiti sono pentiti e traumatizzati. "Il ragazzo è sconvolto, si sta rendendo conto di quello che è successo", ha detto l'avvocato Lorenzo Alberti Mangarani Brancuti, che difende il 17enne. "Sta prendendo coscienza, ed è durissima. E' dura per tutti i soggetti coinvolti", ha aggiunto l'avvocato Gloria Bacca, che assiste il 16enne. Sul movente, Bacca ha ribadito che "è complesso e non è, come è stato detto, da attribuire ai cattivi voti a scuola. E' una situazione di disagio di liti in famiglia, comunque si tratta di una personalità fragile". Al Tribunale minorile di via del Pratello c'erano anche i genitori del 17enne, che hanno incontrato brevemente il ragazzo. "Ha sbagliato, è pentito - hanno detto - Noi non lo lasceremo solo".

 

Il lavoro scientifico sul borsone - I due difensori nelle loro dichiarazioni hanno anche sottolineato come i ragazzi abbiano collaborato con le indagini. E proprio per cercare di blindare le confessioni è stata una giornata di lavoro intenso per i Carabinieri della scientifica di Ferrara nella villetta di Ponte Langorino. Le indagini scientifiche dovranno dare riscontri alle loro parole, per mettere al sicuro le indagini da eventuali ritrattazioni. Ad esempio c'è il 'lavoro scientifico' sul borsone che i due hanno abbandonato con vestiti e corde sporche di sangue. Corde che probabilmente dovevano servire per legare i piedi dei due cadaveri con pietre per poi gettarli in acque profonde, forse nel Po di Volano. Nel borsone c'erano anche un paio di scarpe Adidas 'Stan Smith' taglia 41. Il numero dei piedi del 17enne. Di quel numero ci sono impronte evidenti nella casa. Il 16enne porta il 45, i due coniugi uccisi avevano il 38 lei e il 42 lui. L'impronta della scarpa è anche sulla coperta del letto. Forse il 17enne è salito per scavalcare un corpo o per andarsene.

 

Il tentativo di simulare una rapina - Nel piano iniziale solo il più grande avrebbe dovuto fare tutto. Ma visto che non riusciva a spostare il corpo della donna ha poi chiesto aiuto al 16enne. Ma anche in due non sono riusciti a spostarla. Il corpo del marito invece era stato spostato nel garage: e c'è un motivo, perché a fianco del garage c'era l'Opel Corsa della famiglia parcheggiata con i sedili posteriori abbassati. Il piano era di caricare i corpi sulla vettura per poi, appunto, gettarli nel fiume con due pesi ai piedi. Ma non ce l'hanno fatta, ripiegando malamente sul depistaggio verso la rapina in casa, mettendo i sacchi di plastica in testa alla due vittime.

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