E' giallo sulla sosta di due ore a Torino. Il terrorista era arrivato in treno dalla Francia, con uno zaino e la pistola carica. Forse doveva incontrare un complice
Da Chambery al piazzale della stazione di Sesto San Giovanni in dieci ore, le ultime della sua vita: la morte di Anis Amri, se da un lato chiude la caccia all'uomo pù ricercato d'Europa, dall'altro apre una serie di domande che soltanto nelle prossime ore potranno, forse, trovare risposta. Come ha fatto ad attraversare l'Europa senza essere riconosciuto da nessuno? Cosa veniva a fare in Italia? Quale era la sua meta finale? Aveva appoggi nel nostro paese o cercava documenti falsi che gli consentissero di abbandonare l'Europa? Oppure era tornato in Italia per vendicarsi degli anni passati in prigione?
Viaggio Amri partito da Chambery - L'ultimo viaggio del terrorista che ha fatto strage a Berlino inizia nella stazione di Chambery, cittadina francese ai piedi della Alpi dove Amri è arrivato proveniente dalla Germania. Senza documenti, senza libri o testi scritti, senza telefono, con pochi soldi e pochissimi effetti personali. Ma con una pistola in tasca. "Era come un fantasma", dirà poi il questore di Milano Antonio De Iesu.
A Torino nella serata di giovedì - A Chambery il tunisino sale su un treno diretto in Italia e arriva a Torino attorno alle 20.30. Gli investigatori ritengono che l'uomo, dopo aver varcato il confine, abbia preso dei treni locali con i quali ha raggiunto la stazione di Porta Nuova. Qui Amri rimane due ore circa e, secondo chi indaga, non avrebbe avuto contatti con alcuno. La Digos ha in ogni caso già acquisito le immagini delle telecamere di sicurezza per cercare di ricostruire i suoi spostamenti e verificare eventuali incontri.
All’una di notte in stazione centrale a Milano - Quel che è certo è che Anis arriva in stazione Centrale, a Milano, attorno all'una di notte e poi, secondo alcune fonti con un bus navetta che sostituisce il servizio della metropolitana, a quell'ora chiusa, raggiunge Sesto San Giovanni. Anche i filmati delle telecamere delle due stazioni sono già stati acquisiti e saranno analizzati. Sono ormai passate le 3 di notte: Anis si incammina con le mani in tasca e lo zainetto sulle spalle. A meno di 300 metri dalla stazione incrocia la volante della Polizia. Gli agenti gli chiedono i documenti e lui reagisce, estraendo l'arma. E' il suo ultimo atto: viene raggiunto da due colpi di pistola, uno dei quali mortale.
Cosa ci faceva in Italia? - Appena le impronte digitali hanno confermato l'identità, sono scattate le indagini per capire cosa ci facesse Amri a Sesto. Una prima risposta potrà arrivare dal telefonino, ritrovato nel camion utilizzato per compiere la strage e già da due giorni in mano agli investigatori della Bka tedesca. Si dovrà verificare se tra i contatti e le chiamate in entrata o in uscita vi siano delle utenze che rimandano all'Italia. E' plausibile che nei quattro anni trascorsi nelle carceri siciliane, Amri abbia stabilito dei contatti che possano essergli tornati utili in questa occasione.