Emilia Romagna, vaccini obbligatori per frequentare l'asilo nido

Cronaca

Approvata la legge che introduce come requisito di accesso la somministrazione ai minori di antipolio, antidifterica, antitetanica e antiepatite B

Adesso è legge, ed è la prima varata da una Regione italiana: per poter frequentare gli asili nido dell'Emilia-Romagna i bambini dovranno essere vaccinati. Lo prevede il progetto di legge della Giunta regionale di riforma dei servizi educativi per la prima infanzia, approvato oggi dall'Assemblea legislativa.

 

Niente asilo per chi non è vaccinato - Nel ridisegnare i servizi 0-3 anni, la norma introduce come requisito d'accesso ai servizi "l'avere assolto gli obblighi vaccinali prescritti dalla normativa vigente", e quindi aver somministrato ai minori l'antipolio, l'antidifterica, l'antitetanica e l'antiepatite B.

 

Contrario il M5S - La legge è stata approvata con 27 voti favorevoli (Pd), 5 no (M5s) e 10 astenuti (Sel, Ln, Fdi, Fi). L'articolo 6, quello che introduce l'obbligatorietà dei vaccini, è stato votato da Pd, Sel, Fdi, Fi; contrario il M5s, astenuta la Ln.

 

Vaccini in Emilia Romagna  - La percentuale di vaccinati che garantisce la migliore protezione a tutta la popolazione deve essere superiore al 95%, limite indicato dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). In Emilia-Romagna tale copertura è stata del 93,4% nel 2015 dopo essere scesa al di sotto di quella richiesta nel 2014, quando arrivò al 94,5%. Per l'assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, "i vaccini sono una delle più importanti scoperte scientifiche nella storia della medicina e rappresentano lo strumento più efficace e sicuro, a livello individuale e collettivo, per proteggere le persone, in particolare i bambini".

 

Punti cardine della nuova legge - Per quanto riguarda più in generale i servizi educativi per la fascia di età da 0 a 3 anni, la riforma tocca un sistema regionale fatto di 1.199 servizi per oltre 32.500 bimbi iscritti. Punti cardine della nuova legge sono più garanzia dell'equità e della qualità dei servizi, peraltro sottoposti a processi di valutazione; l'accreditamento delle strutture private, sinora mai attuato, che viene semplificato ma reso più efficace e che si aggiungerà all'autorizzazione, per un'offerta educativa più trasparente; la formazione del personale e la nuova collocazione dei coordinamenti pedagogici presso i Comuni capoluogo a seguito del superamento del ruolo delle Province.

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