Terremoto, a rischio anche il patrimonio agroalimentare

Cronaca
L'economia dei centri colpiti dal terremoto si basa anche su prodotti tipici d'eccellenza (Fotogramma)

Dalle lenticchie di Castelluccio al prosciutto di Norcia, dal ciauscolo di Visso fino ai prodotti dell'antica arte dei norcini. Coldiretti lancia l'allarme: “Tremila aziende in crisi, 10mila posti di lavoro a rischio, 100mila animali senza riparo”

Oltre l'immenso danno sociale e architettonico, il terremoto che il 26 e il 30 ottobre (SPECIALE - FOTO - VIDEO) scorso ha colpito Umbria e Marche rischia di compromettere anche un vero e proprio tesoro gastronomico. A lanciare l'allrme, in una nota, è la Coldiretti: “Le scosse mettono a rischio un sistema che offre lavoro solo nella fase di produzione agroalimentare ad almeno diecimila persone”. Inoltre, con l'avvicinarsi delle temperature rigide, la vera sfida sarà quella di trovare un riparo per oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali, rimasti senza luoghi coperti in cui vivere, dopo che il sisma ha danneggiato i 70 allevamenti che li ospitavano.

 

Colpita la lenticchia di Castelluccio – Su tutti i gioielli alimentari quello più a rischio sarebbe la famosa lenticchia di Castelluccio, più comunemente detta la “lenta”, prodotta da una cooperativa agricola che raggruppa piccoli appezzamenti da due ettari gestiti da diversi proprietari. Già il sisma dello scorso 24 agosto aveva messo a dura prova gli agricoltori della zona distruggendo i locali della cooperativa dove avveniva il confezionamento dei prodotti. La scossa del 30 ottobre ha poi distrutto i magazzini sulla Salaria, in provincia di Rieti, in cui si era trasferita l'ultima fase della produzione. Dietro questa grande tradizione c'è la Comunanza agraria di Castelluccio, ente antico che raccoglie i 63 capifamiglia del paese e che gestisce il pascolo delle mandrie. “Oltre il 90% delle aziende agricole sono di tipo familiare, condotte direttamente dal coltivatore”, e nel 33% dei casi sono dotate anche di agriturismo.  

 

Gli altri prodotti a rischio – Sono circa 3mila le aziende agricole a rischio nei territori terremotati dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Per loro sono stati previsti stanziamenti pari a 10 milioni di euro per coprire il mancato reddito e gli aiuti per il bestiame con assegni di circa 400 euro a capo bovino, nonché anticipi sui contributi europei per far fronte alle esigenze di liquidità. La loro crisi mette in pericolo, conclude l'organizzazione degli imprenditori agricoli, anche altri prodotti tipici della nostra tradizione agroalimentare come “il pecorino dei Sibillini, il vitellone bianco Igp, la patata rossa di Colfiorito” (il cui cuore della produzione si trova leggermente più a nord, sull'Altopiano di Colfiorito). Ma c'è anche il tartufo nero pregiato di Norcia, il ciauscolo di Visso Igp (sorta di salame dalla consistenza molle), lo zafferano nella zona di Cascia, “fino al caciottone e al prosciutto di Norcia Igp”. Tra le eccellenze gastronomiche della zona rientrano anche la roveja, antico legume recentemente riscoperto nella zona di Civita di Cascia; il farro; la cicerchia e i legumi in genere; l'olio extravergine d'oliva; e perfino le trote allevate in Valnerina. E infine le salsicce e i salumi dal nome curioso come i “coglioni di mulo” e le “palle del nonno”: gli stessi termini “norcino” e “norcineria” derivano proprio dall'antica abilità degli artigiani della cittadina umbra nella lavorazione dei suini.

 

Il rischio chiusura - “L'emergenza è peggiorata e molte aziende oggi - precisa il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - rischiano di chiudere per sempre se non si creano le condizioni per restare sul posto”. Per Gino Sabatini, presidente della Cna Marche, “in questo momento non possiamo dare una stima complessiva dei danni subiti dalle piccole e medie imprese in tutte le Marche. Di certo i danni sono stati ingenti, anche molto al di là del cratere, e hanno colpito in particolare le aziende dell'agricoltura e dell'agroalimentare e della zootecnia". Quel che è certo, sottolinea Sabatini, “è che il cratere si è allargato tantissimo rispetto al sisma del 24 agosto e questo andrà valutato nel prossimo decreto del Governo. Sono state toccate duramente molte imprese in luoghi molto lontani dal cratere”.

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