Terremoti, perché il dato sulla magnitudo può cambiare

Cronaca
(Frame del video dell'Ingv sulla propagazione del terremoto del 26 ottobre)

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) spiega sul suo sito perché la stima iniziale può variare e a quale scopo viene diramata una prima valutazione temporanea

Dopo i terremoti che hanno colpito il centro Italia, sui social network circola una domanda: perché il dato finale sulla magnitudo può variare rispetto alla stima iniziale? La risposta si trova nel sito dell’Ingv, l’Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia. 

Cos’è la magnitudo? - Per comprenderne la variazione è in primo luogo necessario capire che cosa sia la magnitudo: “La magnitudo (ideata nel 1935 dal famoso sismologo statunitense Charles F. Richter) si usa per misurare quanto è stato forte un terremoto, cioè per stimare quanta energia elastica quel terremoto ha sprigionato - si legge sul sito dell’Ignv - Infatti fra la grandezza, o magnitudo, e l’energia di un terremoto c’è un rapporto matematico molto particolare. Ogni volta che la magnitudo sale di una unità l’energia aumenta non di una, ma di circa 30 volte. In altre parole, rispetto a un terremoto di magnitudo 1, un terremoto di magnitudo 2 è 30 volte più forte, mentre uno di magnitudo 3 è 30 per 30 volte, cioè 900 volte più forte”.

La variazione nelle stime - Avendo risposto a questa domanda si può comprendere perché la stima della magnitudo possa variare dopo il dato inziale: “Sono molti e diversi tra loro i modi con cui la magnitudo è misurata a partire dai sismogrammi perché ogni metodo funziona solo su un intervallo limitato di magnitudo e di distanze epicentrali, oltre che con differenti tipi di sismometri – spiega l’Ingv - Valori preliminari di magnitudo, basati su dati incompleti ma disponibili già dopo poche decine di secondi dal terremoto vengono comunicati al Dipartimento della Protezione Civile e riportati su web. Tali valori preliminari di magnitudo, che possono differire dalla magnitudo definitiva anche notevolmente (circa 0.5), sono sufficienti per scopi di Protezione civile e sono sostituiti da stime più accurate di magnitudo non appena altri dati sono disponibili”.

Magnitudo precisa entro 30 minuti - Ma quanto tempo ci vuole per conoscere la misurazione esatta della magnitudine? “In 2 minuti da un evento è possibile avere una prima stima della posizione dell’epicentro, della profondità e della magnitudo del terremoto – si legge ancora sul sito dell’Ingv - questa valutazione avviene in modo automatico e si basa sui dati inviati dalle stazioni sismiche più vicine all’evento”.
Per informazioni più precise, però, è necessario attendere qualche minuto in più, e questo spiega perché spesso la prima stima fornita vari rispetto a quella definitiva: “In 5 minuti sono invece disponibili i sismogrammi di tutte le stazioni della Rete Sismica Nazionale interessate dal terremoto. In questo caso la stima, sebbene ancora automatica, risulta essere più precisa – specifica l’Istituto - I sismologi della Sala Operativa di Monitoraggio Sismico valutano velocemente queste stime, analizzano i dati, individuano i tempi con cui le onde P ed S arrivano alle diverse stazioni ed elaborano una localizzazione ed una magnitudo estremamente precise che vengono comunicate al Dipartimento della Protezione Civile entro 30 minuti dall’evento”.

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