Mitra e chiodi sulla A27, assalto a portavalori: rapina fallita

Cronaca
Foto d'archivio

Colpi di arma da fuoco e chiodi sparsi sull'asfalto sull’autostrada in direzione Belluno tra i caselli di Treviso Sud e Treviso Nord. Malviventi in fuga ma sennza bottino

Rapinatori in fuga ma senza bottino. E’ caccia aperta alla banda di malviventi che ieri sera sulla A27, tra Belluno e Treviso, ha assalito con mitra un furgone portavalori della Civis senza però riuscire a portare via il bottino plurimilionario grazie anche all’entrata in funzione del sistema 'spuma block' che spargendo poliuretano impedisce il prelievo. La polizia di Treviso, però, potrebbe già essere sulle tracce del gruppo di malviventi che per 15 minuti ha scatenato l’inferno tra i caselli Sud e Nord di Treviso.

 

 

Mitra e chiodo per strada  - L'assalto è iniziato mettendo fuori uso il furgone che accompagnava il blindato della Civis permettendo ai malviventi di concentrarsi sul mezzo che trasportava il bottino. Per assicurarsi copertura, hanno poi minacciato con una pistola l’autista di un tir e lo hanno costretto a mettersi di traverso in autostrada e a consegnare le chiavi del suo mezzo. Non da ultimo, i rapinatori hanno disseminato migliaia di chiodi lungo entrambe le corsie dell'autostrada veneta.

 

 

Feriti - Un assalto studiato con metodi paramilitari che poteva avere conseguenze tragiche. Complessivamente sono state 4 le persone che hanno dovuto ricorrere alle cure dell'ospedale di Treviso: una delle guardie, un 45enne veneziano ferito da un proiettile di rimbalzo mentre tentava di abbandonare il mezzo, un suo collega ricoverato sotto choc, e due automobilisti rimasti leggermente contusi da alcuni tamponamenti provocati dai chiodi sule carreggiate.

 

 

Caccia ai malviventi -  I malviventi sarebbero fuggiti a bordo di una Porche Panamera e di una Land Rover. Dopo il tentativo di furto sarebbero usciti dall'autostrada a Treviso Sud e avrebbero abbandonato le auto in località Olmi salendo su altre vetture. La caccia agli uomini, che secondo una testimone parlavano sia in italiano che con una lingue dell'est Europa, è ora estesa in tutto il Veneto con particolare attenzione alle province di Belluno e Pordenone.

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