Al centro delle indagini il faccendiere Raffaele Pizza. Inquisiti anche il fratello Giuseppe, ex sottosegretario, e il parlamentare Ncd Antonio Marotta
Decine di perquisizioni e arresti nella Capitale e in altre zone d’Italia nell'ambito di un'inchiesta per associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, corruzione e riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita. Oltre 50 gli indagati, tra i quali anche un parlamentare di Ncd, Antonio Marotta, di professione avvocato. Nei suoi confronti la Procura di Roma aveva chiesto una misura cautelare, ma il gip l'ha respinta.
24 arresti e sequestri per 1,2 milioni di euro - Ventiquattro le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura di Roma, di cui 12 in carcere e 12 agli arresti domiciliari. Disposte anche cinque misure interdittive con obbligo di firma. E', inoltre, in corso, il sequestro preventivo di beni immobili, conti correnti e quote societarie per 1,2 milioni di euro. Oltre 100 le perquisizioni tra la Capitale, il Lazio, la Lombardia, il Veneto, l'Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l'Umbria e la Campania.
Indagati Raffaele e Giuseppe Pizza - Tra gli indagati Giuseppe Pizza, sottosegretario alla pubblica istruzione dal 2008 al 2011, ora segretario nazionale della nuova Democrazia Cristiana, e il fratello Raffaele faccendiere capitolino che opera nel settore delle pubbliche relazioni.
Gip: "Pizza in contatto altissime cariche" - Nell'ordinanza il gip di Roma scrive che Raffaele"Pizza, per esercitare e perpetuare il potere di influenza che gli è notoriamente riconosciuto nell'ambiente degli imprenditori gravitanti nel settore degli appalti pubblici" sfruttava "i legami stabili con influenti uomini politici, spesso titolari di altissime cariche istituzionali".
Raffaele Pizza intermediario tra imprenditori e politici - Secondo la Guardia di Finanza, centrale sarebbe proprio il ruolo di Raffaele Pizza, che ha "forti entrature politiche, grazie a salde ed antiche relazioni con personalità di vertice di enti e società pubbliche" e costituiva "lo snodo tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici" per permettere a "imprenditori senza scrupoli" di "aggiudicarsi gare pubbliche". Secondo gli inquirenti l'uomo, sfruttando legami stabili con esponenti politici, si adoperava anche per favorire la nomina "ai vertici di enti e società pubbliche, di persone a lui vicine", in modo da avere un credito nei loro confronti e poterle influenzare.