La trentenne romena nel 2007 uccise Vanessa Russo, conficcandole un ombrello in un occhio dopo una lite nella metropolitana di Roma. Il suo profilo su Facebook all'origine della revoca
Il magistrato di Sorveglianza di Venezia, Vincenzo Semeraro, ha deciso di revocare la semilibertà a Dorina Matei, condannata a 16 anni per l'omicidio di Vanessa Russo con un ombrello, in metro a Roma nel 2007.
La causa scatenante è un profilo Facebook aperto dalla trentenne romena con un altro nome.
L'omicidio - In carcere dal 2007, Doina Mattei il 26 aprile di nove anni fa ha ucciso la 23enne conficcandole un ombrello in un occhio dopo una lite nella stazione Termini della metropolitana di Roma. Vanessa rimase un giorno in come e poi morì a causa della rottura di un’arteria cerebrale.
Le foto su Facebook - Nonostante lo pseudonimo usato sul social network, qualcuno ha riconosciuto Doina nelle foto che la ritraggono sorridente a Venezia, con le braccia aperte in segno di libertà, in posa in costume da bagno. La notizia è stata ripresa sui siti e in rete molti utenti si sono scatenati, divisi tra chi invoca la pena di morte e chi il valore rieducativo del carcere.
“Sono sconvolta, non sapevo di non poter usare Facebook, mi spiace molto se ho fatto del male a qualcuno”, ha detto Doina.
Il difensore: non c'era il divieto dei social - “Questo è un brutto passo indietro per la mia assistita - ha dichiarato il suo difensore Nino Marazzita -. Forse dovuto all’effetto del polverone mediatico che si è sollevato sul caso dopo la pubblicazione di quelle foto. Ma la sospensione durerà giusto il tempo di discuterla davanti al tribunale di Venezia dove dimostreremo che fra i divieti non c’era quello specifico dell’uso del social network”.
Un passato difficile - Nel 2007 la 21enne Doina Mattei viveva di piccoli furti e prostituzione, aveva già due figli avuti a 14 e 17 anni. Dopo l’omicidio di Vanessa Russo tentò di fuggire con l’amica 17enne Costantina, ma fu arrestata pochi giorni dopo vicino a Macerata.
Al processo si è sempre difesa spiegando che non aveva intenzione di uccidere: l’omicidio fu riconosciuto come preterintenzionale e Doina condannata a 16 anni di reclusione.