Convalidato il fermo dell'uomo di 40 anni che ha tentato di bruciare viva la ragazza. L'accusa: tentato omicidio pluriaggravato, anche dalla premeditazione. "Era troppo bella", ha detto agli inquirenti: "Non avevo intenzione di ucciderla, anche perché potevo farlo"
“Volevo sfregiarla perché era bella. Non avevo intenzione di ucciderla, anche perché potevo farlo. Dopo che le ho dato fuoco potevo buttarla sotto con l'auto, ma non l'ho fatto". È questa una parte del racconto che Paolo Pietropaolo, 40 anni, ha fatto al pm della Procura di Cassino che lo ha interrogato per l'arresto avvenuto dopo che poche ore prima, a Pozzuoli, aveva provato a bruciare viva la sua compagna incinta, Carla Caiazzo.
“Non volevo riconoscere la bambina” - Il magistrato ha chiesto all'uomo se avesse pensato, con quel suo gesto, di poter far male al bimbo che aveva in grembo la donna e lui ha risposto di non averci pensato: "Non avevo intenzione nemmeno di riconoscere la bambina non sentendola mia, abbiamo fatto l'inseminazione artificiale".
“Le lettere con minacce di morte” - Contro la donna, l'uomo aveva scritto lettere nelle quali la minacciava di morte: "In queste lettere, che lasciavo manifestando la volontà di suicidarmi, manifestavo anche la volontà di uccidere Carla, in particolare dichiaravo di volerla strozzare. Le scrivevo che volevo uccidere anche nostra figlia. I miei familiari invece mi dicevano che dovevo rifarmi una vita".