La procura di Roma ha notificato all'ex sindaco un avviso di chiusura indagine, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. L'altra accusa contestata è illecito finanziamento: avrebbe ricevuto somme di denaro per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio
Gianni Alemanno rischia il processo per corruzione e illecito finanziamento. La procura di Roma, infatti, ha notificato all’ex sindaco un avviso di chiusura indagine, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, nell'ambito dell'inchiesta su Mafia Capitale.
Le accuse - Il provvedimento è stato firmato dal procuratore Giuseppe Pignatone, dall'aggiunto Michele Prestipino e dai sostituti Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini. All'ex primo cittadino di Roma si contesta di aver ricevuto somme di danaro, in gran parte attraverso la fondazione Nuova Italia da lui presieduta, per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio. Secondo l'accusa, le somme percepite sarebbero state erogate da Salvatore Buzzi, ras delle cooperative, in accordo con Massimo Carminati.
Sarebbe caduta l'accusa di associazione mafiosa - Secondo gli inquirenti di piazzale Clodio, Alemanno avrebbe ricevuto complessivamente 125 mila euro tra il 2012 e il 2014: 75 mila euro sotto forma di finanziamento per cene elettorali, 40 mila euro per la sua campagna elettorale e circa diecimila euro cash, questi ultimi nell'ottobre 2014, a due mesi dalla prima tranche di arresti. Il tutto, secondo l’accusa, avrebbe costituito il corrispettivo per una serie di attività contrarie ai suoi doveri d'ufficio, anche di imparzialità, consistenti, tra l'altro: nella nomina di Giuseppe Berti nel cda di Ama, nell'intervento per la nomina di Giovanni Fiscon ad Ad di Ama, nel mettere le strutture del suo ufficio a disposizione di Salvatore Buzzi e di Massimo Carminati, nell'intervenire per l'erogazione di finanziamenti all'Eur spa destinati al saldo di crediti di soggetti riconducibili a Buzzi e Carminati. Soldi che, sempre per l'accusa, Alemanno avrebbe ricevuto in accordo con (e attraverso) Franco Panzironi, già collaboratore personale del sindaco ed ex Ad di Ama. Alemanno, il cui mandato di primo cittadino della Capitale terminò nel giugno 2013, fu iscritto nel registro degli indagati per associazione a delinquere di stampo mafioso e corruzione. A quanto si è appreso, rimane indagato per la seconda ipotesi di accusa.
Dopo 10 mesi la procura ha archiviato l'accusa di associazione mafiosa contro di me. #MafiaCapitale
— Gianni Alemanno (@AlemannoTW) 1 Ottobre 2015