La denuncia dei genitori di un 16enne che frequenta un istituto cattolico nella città lombarda: "Lasciato in corridoio perché omosessuale". La versione del dirigente: "L'abbiamo protetto, contro di lui commenti forti dei compagni". Il sindaco a Sky TG24: "Se le cose sono andate davvero così, sarebbe un fatto di una gravità inaudita"
Fuori dalla classe perché omosessuale. È scoppiata la polemica dopo la denuncia dei genitori di un ragazzo tenuto per alcuni giorni in corridoio, lontano dagli altri compagni, in un istituto cattolico di formazione professionale di Monza. Il motivo, secondo la famiglia del giovane, la sua dichiarata omosessualità. E per questo hanno anche presentato una denuncia formale ai carabinieri. Diversa la versione del dirigente scolastico: lo abbiamo fatto per proteggerlo dalle angherie dei compagni. Per il sindaco di Monza, Roberto Scanagatti, intervistato da Sky TG24, “se il fatto dovesse essere confermato, così come riportato inizialmente dalla stampa, sarebbe di una gravità inaudita”.
La foto sui social- Da quanto si è appreso finora, di questa vicenda dai molti contorni ancora da chiarire, lo studente avrebbe postato su Facebook una foto che lo ritraeva a petto nudo abbracciato a un altro ragazzo, anche lui seminudo, in atteggiamento affettuoso. Secondo quanto dichiarato dai genitori, un compagno del figlio avrebbe mostrato la foto all'insegnante e questa, d'accordo col preside, avrebbe lasciato il ragazzo in corridoio per l'intera giornata di scuola e il giorno successivo.
Il preside: "L'abbiamo protetto" - Il dirigente scolastico ha spiegato così quanto successo nella sua scuola: “Su un social è comparsa una foto dello studente con un altro ragazzino e la foto è stata segnalata a un insegnante. Alcuni compagni di classe hanno avuto per lui commenti forti e facendolo uscire dall'aula, mercoledì, abbiamo voluto proteggerlo, in attesa che arrivasse sua madre che però non ha mai risposto al telefono”.
Il sindaco di Monza: "Chiarire subito" - A SkyTg24, il sindaco di Monza dice: “si deve fare chiarezza nel più breve tempo possibile”. “La madre del ragazzo si è rivolta ai servizi sociali del Comune perché voleva essere supportata e sapere cosa fosse realmente accaduto. Noi però non abbiamo avuto alcuna risposta dalla scuola”, ha aggiunto Scanagatti.