Incendio Fiumicino, sequestrato molo D

Cronaca

Disposta la chiusura dell'area distrutta dalla fiamme per l'innosservanza delle norme sulla salute dei lavoratori. La procura di Civitavecchia smentisce che sia dovuto alla presenza di diossina. Indagato ad di Aeroporti di Roma

Non è stato determinato dalla presenza di diossina, il sequestro del molo D del Terminal 3, l'area dell'aeroporto di Fiumicino sventrato dal rogo che la notte tra il 6 ed il 7 maggio. "E' totalmente infondata la notizia di stampa secondo cui il sequestro preventivo del molo D del terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino sarebbe stato determinato da una presenza di diossina 10 volte superiore ai limiti di legge" precisa, in una nota, il capo della procura di Civitavecchia, Gianfranco Amendola.

Il procuratore di Civitavecchia spiega poi che il sequestro, deciso nella serata di martedì, è stato decisio " in quanto, dopo un evento straordinario e pericoloso quale l'incendio del 6-7 maggio scorso, si è accertata la persistente inosservanza da parte dei datori di lavoro delle disposizioni previste dalla legge a tutela della salute dei lavoratori, culminata, nonostante apposite prescrizioni e diffide della Asl Rmd, nella riapertura, in data 17 maggio, della zona interdetta del molo D".

Per quanto riguarda l'eventuale rilevazione di Diossina, prosegue la nota "si precisa che la sua presenza, così come quella di altri inquinanti, è stata riscontrata da alcune rilevazioni dell'Arpa del Lazio ma è tuttora oggetto di valutazione sanitaria da parte delle autorità competenti e non rientra nelle motivazioni del decreto di sequestro. Si precisa, altresì, che questa procura provvederà a revocare il decreto di sequestro del molo D se e quando si accerterà il rispetto delle disposizioni di legge e delle prescrizioni dell'autorita' a tutela della salute dei lavoratori". In una nota Aeroporti di Roma ha definito il sequestro "ingiustificato".

I magistrati hanno deciso di porre i sigilli non solo al molo riaperto il 18 maggio scorso ma anche alla sala operativa della polizia che opera all'aeroporto. La riapertura dell'area era stata disposta "dopo una riunione tenutasi presso la sede della Direzione Sistema Aeroporti Lazio dell'Enac - era scritto su una nota di Aeroporti di Roma - che ha coinvolto tutti gli attori aeroportuali ed un rappresentante della Asl Roma D, che ha dato il via libera alla riapertura dell'area non riscontrando alcun rischio per la salute di lavoratori e passeggeri". E proprio lunedì il nome di un dirigente dell'Azienda sanitaria, insieme a quello di uno dei vertici di AdR, è finito nel registro degli indagati. Per il primo si ipotizza l'abuso d'ufficio per non essere intervenuto a tutela e nel rispetto dello statuto dei lavoratori, mentre al secondo sarebbe contestata la violazione della normativa sulla sicurezza.

Sui possibili rischi per la salute dei lavoratori c'era già stata la protesta dei sindacati  che la scorsa settimana avevano anche scioperato due ore per manifestare le loro preoccupazioni. Molti aeroportuali e dipendenti degli esercizi commerciali che lavorano al Terminal 3 continuano ad accusare malori ancora oggi. Dal 7 maggio, data del rogo, sono state 150 le persone costrette alle cure mediche, come hanno confermato le stesse organizzazioni sindacali davanti alla commissione sugli infortuni sul lavoro del Senato che ha deciso di aprire un fascicolo dedicato proprio ai rischi sulla salute all'aeroporto di Fiumicino.

Intanto emerge che tra gli indagati ci sarebbe anche l'amministratore di Aeroporti di Roma Lorenzo Lo Presti. Violazione della normativa sulla sicurezza dei lavoratori il reato ipotizzato nei confronti del manager. L'ipotesi di accusa nei confronti di Lo Presti e' legata, secondo quanto si e' appreso, all'impiego del personale, nei giorni successivi all'incendio che ha devastato mille metri quadrati dell'area commerciale del Terminal 3, in violazione delle norme in materia di tutela della salute. Almeno 150 lavoratori hanno recentemente lamentato problemi respiratori e alla pelle.

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