"Mio padre, arso vivo perché voleva lavorare con dignità"

Cronaca

Dario Fo e Florina Cazacu

La copertina del libro (disegno di Dario Fo con la collaborazione di Michela Casiere)
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In un libro Chiarelettere scritto col premio Nobel Dario Fo, Florina Cazacu racconta la storia del padre, operaio rumeno ucciso nel 2000 dopo essersi ribellato alle condizioni disumane imposte dal suo datore di lavoro. ESTRATTO

Il lavoro di papà

D – Tuo padre era soddisfatto della sistemazione che aveva trovato qui in Lombardia?

F – Io ho scoperto dopo che praticamente, a noi figlie, alla realtà, al clima e alle vessazioni subite non ha mai accennato per non farci preoccupare.

D – Di certo lui stesso non poteva immaginare quale sarebbe stato il suo destino, anche se ogni giorno si trovava costretto a subire ingiustizie e angherie inqualificabili.

F – Io penso che a ogni modo lui si rendesse conto che la situazione divenisse sempre più inaccettabile, ma non poteva certo venirci a raccontare quale mortificazione stesse subendo di continuo.

D – Quindi tuo padre non aveva un contratto di lavoro. È arrivato in Italia, come succede a molti disperati clandestini, seguendo solo promesse e speranze.

F – Sì, minimizzava, lui ci ha sempre detto che il suo datore di lavoro era una persona abbastanza civile, che c’erano delle discussioni ma come capita a tutti. Perché è normale, non si può sempre andare d’amore e d’accordo. Se non si riesce in una famiglia, figurati tra datore di lavoro e operaio, specie quando ti impongono di lavorare completamente in nero...

D – Ma tuo padre che formazione aveva? Ho sentito dire proprio quel giorno, alla commemorazione, che da ragazzo studiava di notte per riuscire a dare gli esami all’università. È vero?

F – Sì, frequentava il politecnico di Craiova ed era riuscito a conseguire la laurea in Ingegneria, ma in Italia aveva dovuto accettare un lavoro da piastrellista e nello stesso tempo era il caposquadra.

D – Che rapporto aveva con i suoi compagni di lavoro?

F – Poteva senz’altro vantare un’ottima reputazione, tanto presso i lavoratori italiani che presso quelli romeni. I ragazzi, in ogni situazione difficile, si rivolgevano sempre a lui, e papà rispondeva per tutti loro, possedeva una certa cultura e oltretutto era il più preparato in edilizia, sapeva parlare l’italiano correttamente e, proprio per la sua esperienza tecnica, faceva da tramite fra la squadra e il datore di lavoro.

D – Quali garanzie era riuscito a ottenere, per esempio, riguardo alla sicurezza sul lavoro?

F – Nessuna, ma non perdeva occasione per ricordare al padrone che era illegale quello che faceva.

D – E il padrone come rispondeva?

F – Con la solita insolenza. «Questo è quello che vi offro, di più non posso rischiare. Se non vi va andatevene pure via. Siamo in piena crisi, le fabbriche chiudono una dietro l’altra e i proprietari si sparano per la disperazione. Mi spiace ma io non ho nessuna intenzione di tirarmi un colpo per voi.» «O così o ve ne potete tornare in Romania»

D – Menomale che questo individuo veniva considerato una persona abbastanza civile! Ma, in aggiunta, tuo padre ha dovuto rendersi conto che oltre a rifiutarsi di rispettare le regole elementari della sicurezza, questo imprenditore non rispettava nemmeno le promesse sulla paga, è così?

F – È proprio così. Infatti ho scoperto che da quando tutto il gruppo dei romeni era ritornato in Italia, subito dopo Natale, nessuno di loro era stato retribuito di un soldo. D – Né lui né gli altri?

F – Esatto. Venivano pagati a spizzichi e bocconi. Giusto i soldi per riuscire a comprarsi da mangiare, per aver la forza il giorno dopo di lavorare in cantiere.

D – Quindi non ce la faceva a mandare qualche soldo a casa? F – Pochissimi, tant’è vero che ancora non gli era riuscito di restituire i soldi che aveva dovuto chiedere in prestito per ottenere il visto da turista...

D – Ah, per poter entrare in Italia!

F – Ecco sì, anche per quello. Se non sborsavi il dovuto, niente timbro.

D – Ma chi gli aveva garantito che bastava un permesso momentaneo per poter trovare lavoro?

F – I soliti faccendieri...

D – Cioè?

F – Ci sono delle persone che su questo mercato fanno grossi guadagni. Stiamo parlando di intrallazzatori che hanno degli agganci forti in ogni direzione. Ottengono i visti da turista senza che tu come persona neanche ti presenti al consolato o all’ambasciata. Loro combinano tutto, basta che tu dia i soldi e il passaporto, e loro ti fanno avere ogni permesso.

D – Non ti ricordi quanto hanno dovuto pagare, tuo padre e i suoi compagni?

F – Non ricordo, anche perché il fatto mi è stato nascosto, noi eravamo piccoline. Quello che racconto è ciò che ho scoperto solo dopo la sua morte.
© 2013 Chiarelettere editore srl

Tratto da Dario Fo e Florina Cazacu, Un uomo bruciato vivo. Storia di Ion Cazacu, pp. 98, euro 10, Chiarelettere

Dario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997, autore di centinaia di commedie con Franca Rame, continua a stupire con nuovi spettacoli e libri. Gli ultimi suoi libri pubblicati: Ciulla, il grande malfattore e i romanzi storici La figlia del Papa e C’è un re pazzo in Danimarca (entrambi Chiarelettere).

Florina Cazacu è nata in Romania nel 1982. È arrivata in Italia nel 2000, in seguito alla tragedia di suo padre, con la speranza di ottenere giustizia e l’idea di tornare subito al suo paese. Ma così non è stato. Ora abita a Gallarate, la stessa città dove suo padre è stato aggredito.

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