'Ndrangheta, suicida il giudice Giusti: era ai domiciliari

Cronaca

L'ex gip del Tribunale di Palmi, 48 anni, era stato coinvolto in due inchieste delle Dda di Milano e Catanzaro sui suoi presunti rapporti con esponenti della cosche. Aveva già provato a togliersi la vita nel 2012 nel carcere di Opera

L'ex gip del Tribunale di Palmi, Giancarlo Giusti, 48 anni, è stato trovato morto nella sua abitazione a Montepaone Lido, nel Catanzarese. Era stato coinvolto in un'operazione della Dda di Milano e accusato di essere a libro paga di esponenti della 'ndrangheta. Era stato condannato (ancora in via non definitiva) e si trovava agli arresti domiciliari. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che stanno lavorando a una prima ricostruzione dell'accaduto.

Aveva già tentato il suicidio -
Giusti aveva già tentato il suicidio nel 2012, quando era detenuto nel carcere di Milano Opera, dopo la prima pronuncia di condanna (a quattro anni di reclusione): in quella occasione venne soccorso dagli agenti della Polizia penitenziaria.

Quando disse: “Dovevo fare il mafioso” -
Sospeso dal Csm, era stato accusato di corruzione aggravata per i suoi contatti con la cosca Valle-Lampada. I magistrati e la Squadra mobile di Reggio Calabria provarono le numerose volte in cui il boss Lampada lo ospitò a Milano pagandogli delle escort. Giusti era stato colpito da un ulteriore provvedimento cautelare poco più di un anno fa perché sospettato di avere favorito la scarcerazione di elementi di spicco della cosca Bellocco di Rosarno in cambio di 120mila euro. ''Non hai capito chi sono io - fu la frase pronunciata da Giusti nel corso del colloquio telefonico con il presunto boss della 'ndrangheta Giulio Lampada -. Sono una tomba, peggio di ... ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice''.

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