Eternit, chiesto rinvio a giudizio per omicidio volontario
CronacaLa procura di Torino ha chiesto il processo per l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny. Rese note oggi le motivazioni della sentenza della Cassazione che ha annullato la precedente condanna per disastro ambientale
La procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio per l'imprenditore svizzero della Eternit, Stephan Schmidheiny. L'accusa, dopo la prescrizione del processo per disastro ambientale, è di omicidio volontario aggravato per la morte da amianto, tra il 1989 e il 2014, di 258 persone.
Lo ha reso noto il pm Raffaele Guariniello commentando le motivazioni, rese note proprio oggi, del verdetto di prescrizione della Cassazione, che lo scorso 19 novembre ha, tra l'altro, annullato i risarcimenti alle vittime. Secondo la Cassazione il precedente processo torinese per le morti da amianto legate allo stabilimento dell'Eternit era prescritto prima ancora del rinvio a giudizio dell'imprenditore svizzero Schmideiny.
Ad avviso della Cassazione "a far data dall'agosto dell'anno 1993" era ormai acclarato l'effetto nocivo delle polveri di amianto la cui lavorazione, in quell'anno, era stata "definitivamente inibita, con comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti". "E da tale data - prosegue il verdetto - a quella del rinvio a giudizio (2009) e della sentenza di primo grado (13/02/2012) sono passati ben oltre i 15 anni previsti" per "la maturazione della prescrizione in base alla legge 251 del 2005".
Secondo la Cassazione, il Tribunale ha confuso "la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato" e "la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all'evento costitutivo del disastro eventi rispetto ad esso estranei ed ulteriori, quali
quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti di lesioni e di omicidio".
"Per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di I grado", spiega poi la suprema Corte, cadono "tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni".
Lo ha reso noto il pm Raffaele Guariniello commentando le motivazioni, rese note proprio oggi, del verdetto di prescrizione della Cassazione, che lo scorso 19 novembre ha, tra l'altro, annullato i risarcimenti alle vittime. Secondo la Cassazione il precedente processo torinese per le morti da amianto legate allo stabilimento dell'Eternit era prescritto prima ancora del rinvio a giudizio dell'imprenditore svizzero Schmideiny.
Ad avviso della Cassazione "a far data dall'agosto dell'anno 1993" era ormai acclarato l'effetto nocivo delle polveri di amianto la cui lavorazione, in quell'anno, era stata "definitivamente inibita, con comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti". "E da tale data - prosegue il verdetto - a quella del rinvio a giudizio (2009) e della sentenza di primo grado (13/02/2012) sono passati ben oltre i 15 anni previsti" per "la maturazione della prescrizione in base alla legge 251 del 2005".
Secondo la Cassazione, il Tribunale ha confuso "la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato" e "la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all'evento costitutivo del disastro eventi rispetto ad esso estranei ed ulteriori, quali
quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti di lesioni e di omicidio".
"Per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di I grado", spiega poi la suprema Corte, cadono "tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni".