Valcamonica, reportage di Sky TG24 sulla montagna dei veleni

Cronaca

Tiziana Prezzo

Rifiuti partiti dall'Australia e arrivati a Berzo Demo (Brescia). Ventitremila tonnellate contaminate da floruri e cianuri che un'azienda, la Selca, doveva rendere inoffensivi. Ma la società è fallita. Ora i materiali stanno contaminando tutta la zona

Il rapporto dell'Arpa, l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente, porta la data del 18 aprile 2014. L'oggetto è: "Verifica straordinaria Ditta Selca S.p.A. In fallimento, sita in località Forno Allione nel Comune di Berzo Demo (Brescia). Attività di vigilanza e controllo: esiti campionamenti su matrice acque profonde. Trasmissione referti analitici e valutazioni dell'agenzia".

I fiumi contaminati - I risultati dell'indagine, condotta su campioni di "acqua di falda" prelevati nel gennaio dello stesso anno, sono chiari e allarmanti. Nel documento si parla di "criticità ambientali in atto meritevoli di attenzione" e di "conclamato aggravamento" della situazione, giunta a "impattare matrici ambientali sensibili precedentemente non interessate da contaminazione". In altre parole, il veleno c'è e bisogna fare presto, perché è arrivato a contaminare l'acqua dei fiumi e torrenti, come l'Oglio e l'Allione che circondano Berzo Demo e che raggiungono il vicino lago d'Iseo (l'Oglio sfocia poi nel Po).

Nulla è stato ancora fatto - Per questo motivo, a conclusione del rapporto, l'ingegnere Umberto Cassio, dirigente del distretto Arpa della Val Camonica, invita le amministrazioni territoriali a procedere "urgentemente" con "improcrastinabili interventi da effettuare sull'area in questione". Eppure, come dimostrano le telecamere di Sky TG24, nulla di rilevante nell'ultimo anno sembra essere stato fatto.

La mappa



Lo stabilimento abbandonato - Davanti a ciò che rimane della Selca, un grosso stabilimento ormai abbandonato da anni, con i cancelli chiusi da catene e lucchetti, l'attuale custode del sito lo dice chiaro: dentro e fuori lo stabile giacciono abbandonate sostanze altamente inquinanti. Rifiuti tossici partiti da lontano, dall'Australia, e arrivati, trasportati nottetempo su camion da Porto Marghera, fino a questo Comune della val Camonica che conta 1700 anime in tutto.

Valori oltre i limiti -
Ventitremila tonnellate di rifiuti contaminate da floruri e cianuri, che l'azienda italiana avrebbe dovuto rendere inoffensivi. Ma la società è fallita nel 2010 e ora i materiali stanno inquinando non solo l'aria e la terra, ma anche, appunto l'acqua. Come documentano le carte, in alcuni campioni la concentrazione di floruri hanno di gran lunga superato i limiti di legge: fino a 4900 microgrammi per litro quando la massima concentrazione consentita è di 1500. I livelli di cianuri, in poco più di tre anni sono più che raddoppiati (Pdf).

La sede della Selca
(Fotogramma)



La bonifica mai effettuata -
Ma c'è di più. La Selca rappresenta solo la punta dell'iceberg. L'area di Forno Allione è a vocazione industriale da circa 80 anni. La Selca aveva a sua volta ereditato parte dei terreni che un tempo erano stati occupati dalla Union Carbide, la multinazionale americana responsabile del disastro di Bophal. Dopo decenni di attività, e dopo aver provocato la morte per cancro ai polmoni e alla gola di molti suoi dipendenti (la società, condannata, patteggiò e risarcì le famiglie colpite) la Ucar se ne andò senza bonificare l'aria. Come denunciano le immagini di Sky TG24 e un'interpellanza regionale dell'aprile scorso, nella zona nessuna bonifica degna di questo nome è stata mai effettuata.

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