Il reato di disastro ambientale è stato derubricato in disastro colposo ed è scattata la prescrizione, mentre l'avvelenamento non è stato riconosciuto. I pm avevano chiesto condanne dai 12 anni e 8 mesi ai 4 anni. Galletti: "Ricorreremo in Appello"
ambientale derubricato in disastro colposo e quindi non doversi procedere per intervenuta prescrizione. E' questa la sentenza emessa dalla Corte d'Assise di Chieti, presieduta dal giudice Camillo Romandini, sulla mega discarica di Bussi, nel pescarese. Sentenza che ha portato all’assoluzione dei 19 imputati, quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison.
L'accusa aveva chiesto 18 condanne e un'assoluzione e pene da 4 a 12 anni e otto mesi. La scoperta della discarica più grande d'Europa, cioè 25 ettari di rifiuti tossici, risale al 2007 dopo più di un anno di indagini del Corpo forestale dello Stato, coordinate dall'allora pm Aldo Aceto, e avviate a seguito del ritrovamento nel fiume Pescara di considerevoli quantità di clorometano derivati.
Galletti: "Ricorriamo in Appello" - Dura la reazione del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, che annuncia l'intenzione di ricorrere in Appello.
Su discarica #Bussi ricorriamo in appello. Chiediamo condanna responsabili e risarcimento per danni ambientali.
— Gian Luca Galletti (@glgalletti) 19 Dicembre 2014
La delusione dei comitati - Tanta la delusione tra i comitati ambientalisti. "Il disastro ce l'abbiamo, esiste, e ce lo teniamo" è l’amaro commento di Augusto De Sanctis, referente del Forum Acque Abruzzo, e storico protagonista delle associazioni ambientaliste per il processo sulla megadiscarica di Bussi. Amarezza anche da parte del sindaco di Bussi sul Tirino, Salvatore La Gatta. "Mi auguro - sono le sue parole - che ora, come per la vicenda dell'amianto cresca lo sdegno della pubblica opinione".
Il legale di parte civile: "Aspettiamo le motivazioni" - "La Corte ha riconosciuto il fatto che un disastro è avvenuto ma nella formulazione colposa e questo ha fatto scattare la prescrizione. Questo potrebbe lasciare spazio alla proposizione di un'azione civile da parte del ministero dell'Ambiente" commenta uno dei legali di parte civile, l'avvocato Nino Sciambra. "Per quanto riguarda l'assoluzione per avvelenamento - ha concluso - sarei più cauto e aspetterei le motivazioni perchévorremmo capire qual e' stato il percorso che ha seguito la Corte che evidentemente non ha riconosciuto l'esistenza di una strategia di impresa".