Strade mai ricostruite, 250 persone senza abitazione. Scaletta Zanclea e Giampilieri sono Paesi che restano segnati dall’alluvione del 2009. E cresce la rabbia per chi si sarebbe intascato i soldi destinati a chi non aveva più un alloggio. REPORTAGE
“Certo che è pericoloso, per questo è chiusa la strada. Siamo noi abusivi che facciamo queste cose”. Per andare al cimitero di Scaletta Zanclea non c’è più una strada. Non c’è più da 5 anni, dalla notte dell’alluvione che ha colpito la provincia di Messina distruggendo interi Paesi. Da allora è rimasto solo un piccolo viottolo, come mostra Francesca Cantelli, 80 anni, che per andare a posare un fiore sulla tomba di suo marito percorre almeno due volte al mese ciò che resta di quella strada distrutta dalla colata di fango che il 1 ottobre del 2009 è venuta giù dalla montagna uccidendo 37 persone. Come lei molti altri cittadini si incamminano, a loro rischio e pericolo, in quel sentiero. Nonostante un’ordinanza comunale ne vieti l’accesso. “Si tende a bypassare l’ordinanza, ne siamo consapevoli ma evitiamo di alimentare ulteriormente la rabbia” spiega il sindaco di Scaletta Zanclea Gianfranco Moschella. Rabbia scritta nera su bianco su alcuni cartelli che compaiono all’inizio del sentiero. “La strada della vergogna, anche i morti ci piangono”.
La ricostruzione della strada non è ancora iniziata - “La strada lì dov’era, non può essere ricostruita. Per renderla sicura bisognerebbe infatti spendere somme eccessive. Così è stato scelto un percorso alternativo. Appalti eccessivamente ribassati hanno poi rallentato la ricostruzione. La gara è stata infatti vinta in un primo momento da una ditta che ha fatto un’offerta troppo bassa. E non possiamo rischiare che si risparmi sulla sicurezza dei cittadini” spiega il responsabile del Servizio regionale Protezione civile per la Provincia di Messina Bruno Manfré, che sottolinea comunque come l’80% dei lavori sia stato concluso.
Cittadini senza casa e senza soldi - Per colpa di quella strada dissestata Mario De Luca, romano d'origine ma da una vita cittadino di Scaletta Zanclea, pur avendo una casa agibile, non può raggiungerla. E oggi si ritrova senza un letto dove dormire e senza un soldo. I contributi di autonoma sistemazione, infatti, si sono interrotti il 31 ottobre del 2012. E i contributi stanziati a fine 2014 dalla Regione Sicilia per tutti i nuclei familiari colpiti dalle alluvioni che hanno interessato il territorio tra il 2009 e il 2011, 700 mila euro da ripartire per ben 21 comuni, non sono certamente sufficienti a cambiare la situazione. I 70 mila euro dati al Comune di Scaletta Zanclea, ad esempio, vanno ripartiti per 50 famiglie che in questi mesi si sono dovute pagare da sole un affitto. Ad ognuna di queste, conti alla mano, andranno 1400 euro in tutto. "Una goccia nell'oceano" commenta il sindaco Gianfranco Moschella.
A Giampilieri, invece, gli sfollati non sono stati conteggiati nel computo delle persone colpite dalle alluvioni nel Comune di Messina a cui destinare i contributi. Una "dimenticanza" a cui la Protezione Civile si impegna a porre rimedio.
Falsi sfollati sotto accusa - Di fatto, oggi, tra Scaletta Zanclea e Giampilieri restano ancora circa duecentocinquanta sfollati. Famiglie che non hanno più una casa e che nella maggior parte dei casi non riescono a pagarsi un affitto. E se i soldi non ci sono più è anche colpa di chi quei soldi se li sarebbe intascati. Sono 60 le persone rinviate a giudizio dalla Procura di Messina con l’accusa di truffa e falso in atto privato ai danni dello Stato. Secondo l’accusa avrebbero continuato a dormire nelle loro case prendendosi i soldi destinati a chi non aveva un alloggio.
L’alluvione si poteva evitare? - Se il processo ai falsi sfollati è iniziato lo scorso novembre, quello sull’alluvione va avanti da anni alla ricerca dei responsabili. 15 gli imputati. Ex sindaci, ex dirigenti della Protezione civile, geologi e tecnici. Sono accusati, a vario titolo, di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Starà alla giustizia fare chiarezza e capire se quei morti, sepolti dal fango, potevano essere evitati.
A Giampilieri la scelta di abbandonare il centro del Paese per la messa in sicurezza - Proprio per la messa in sicurezza della città il cuore di Giampilieri, che insieme a Scaletta Zanclea è il Paese più colpito dall’alluvione, non verrà più ricostruito. Sulla via dove sono morte 19 persone, le case hanno infatti lasciato il posto ad un canale fugatore in grado di controllare l’acqua. Qui, tra macerie e abitazioni fantasma, il tempo sembra essersi fermato.
La ricostruzione della strada non è ancora iniziata - “La strada lì dov’era, non può essere ricostruita. Per renderla sicura bisognerebbe infatti spendere somme eccessive. Così è stato scelto un percorso alternativo. Appalti eccessivamente ribassati hanno poi rallentato la ricostruzione. La gara è stata infatti vinta in un primo momento da una ditta che ha fatto un’offerta troppo bassa. E non possiamo rischiare che si risparmi sulla sicurezza dei cittadini” spiega il responsabile del Servizio regionale Protezione civile per la Provincia di Messina Bruno Manfré, che sottolinea comunque come l’80% dei lavori sia stato concluso.
Cittadini senza casa e senza soldi - Per colpa di quella strada dissestata Mario De Luca, romano d'origine ma da una vita cittadino di Scaletta Zanclea, pur avendo una casa agibile, non può raggiungerla. E oggi si ritrova senza un letto dove dormire e senza un soldo. I contributi di autonoma sistemazione, infatti, si sono interrotti il 31 ottobre del 2012. E i contributi stanziati a fine 2014 dalla Regione Sicilia per tutti i nuclei familiari colpiti dalle alluvioni che hanno interessato il territorio tra il 2009 e il 2011, 700 mila euro da ripartire per ben 21 comuni, non sono certamente sufficienti a cambiare la situazione. I 70 mila euro dati al Comune di Scaletta Zanclea, ad esempio, vanno ripartiti per 50 famiglie che in questi mesi si sono dovute pagare da sole un affitto. Ad ognuna di queste, conti alla mano, andranno 1400 euro in tutto. "Una goccia nell'oceano" commenta il sindaco Gianfranco Moschella.
A Giampilieri, invece, gli sfollati non sono stati conteggiati nel computo delle persone colpite dalle alluvioni nel Comune di Messina a cui destinare i contributi. Una "dimenticanza" a cui la Protezione Civile si impegna a porre rimedio.
Falsi sfollati sotto accusa - Di fatto, oggi, tra Scaletta Zanclea e Giampilieri restano ancora circa duecentocinquanta sfollati. Famiglie che non hanno più una casa e che nella maggior parte dei casi non riescono a pagarsi un affitto. E se i soldi non ci sono più è anche colpa di chi quei soldi se li sarebbe intascati. Sono 60 le persone rinviate a giudizio dalla Procura di Messina con l’accusa di truffa e falso in atto privato ai danni dello Stato. Secondo l’accusa avrebbero continuato a dormire nelle loro case prendendosi i soldi destinati a chi non aveva un alloggio.
L’alluvione si poteva evitare? - Se il processo ai falsi sfollati è iniziato lo scorso novembre, quello sull’alluvione va avanti da anni alla ricerca dei responsabili. 15 gli imputati. Ex sindaci, ex dirigenti della Protezione civile, geologi e tecnici. Sono accusati, a vario titolo, di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Starà alla giustizia fare chiarezza e capire se quei morti, sepolti dal fango, potevano essere evitati.
A Giampilieri la scelta di abbandonare il centro del Paese per la messa in sicurezza - Proprio per la messa in sicurezza della città il cuore di Giampilieri, che insieme a Scaletta Zanclea è il Paese più colpito dall’alluvione, non verrà più ricostruito. Sulla via dove sono morte 19 persone, le case hanno infatti lasciato il posto ad un canale fugatore in grado di controllare l’acqua. Qui, tra macerie e abitazioni fantasma, il tempo sembra essersi fermato.