Ruby bis, appello: pene ridotte a Fede, Mora e Minetti

Cronaca

La sentenza di secondo grado: sei anni e un mese di carcere all'ex agente dei vip, quattro anni e dieci mesi al giornalista, tre anni alla ex consigliera regionale. L'avvocato di quest'ultima: "Non condivido il verdetto, ma eviterà il carcere"

La Corte d'Appello di Milano ha ridotto le pene inflitte in primo grado a Emilio Fede, Lele Mora e l'ex-consigliera regionale Nicole Minetti nell'ambito del processo Ruby bis sul  giro di prostituzione nelle residenze dell'ex-premier Silvio Berlusconi (LO SPECIALE - LE FOTO - I VIDEO).

Pene ridotte -
Minetti è stata condannata a tre anni di reclusione, contro i cinque anni del primo grado; Fede a quattro anni e 10 mesi (da sette anni), mentre a Mora - che nella scorsa udienza aveva rinunciato ai motivi di appello - è stata riconosciuta la continuazione con la pena a quattro anni e tre mesi già patteggiata in un altro processo per bancarotta, arrivando complessivamente a sei anni e un mese di reclusione. In primo grado anche Mora era stato condannato a sette anni. I tre - che hanno sempre respinto ogni addebito - erano accusati a vario titolo di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile.

Per Minetti niente carcere - I giudici della Corte d'Appello hanno ridotto la pena a Nicole Minetti perché le hanno riconosciuto le attenuanti generiche, che in primo grado non le erano state concesse. In questo modo, spiega il suo legale, l'avvocato Pasquale Pantano, l'ex consigliera regionale, "eviterà il carcere", sempre che la sentenza venga confermata dalla Cassazione. Pantano ha comunque detto di non condividere il verdetto che "non ha affrontato i temi della competenza territoriale, che per noi è a Monza, e dell'incostituzionalità della norma sul favoreggiamento della prostituzione". Argomenti che, annuncia il legale, "verranno riproposti in Cassazione".

Lele Mora: "Una vittoria" - "Una vittoria", definisce la sentenza Lele Mora che, riconoscendogli la continuazione tra i reati di induzione e favoreggiamento della prostituzione e una precedente sentenza di condanna, gli concede un consistente sconto di pena complessiva per le sue traversie giudiziarie. L'ex manager dei vip aveva rinunciato a difendersi, facendo 'cadere' i motivi d'appello, anche in nome di una "rivisitazione" del suo percorso di vita rispetto agli anni delle 'cene eleganti' ad Arcore. Ma oggi sottolinea: "Non mi pento di niente, solo chi non è un uomo si pente". "Sono contento - spiega - perché temevo di finire di nuovo in carcere e fisicamente non l'avrei retto. I miei avvocati hanno fatto un bellissimo lavoro".

L'assoluzione di Berlusconi -
Nel luglio scorso Berlusconi è stato invece assolto in appello nel processo principale sulla vicenda Ruby dall'accusa di concussione perché il fatto non sussiste e da quella di prostituzione minorile perché il fatto non costituisce reato.

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