Censis: da inizio crisi 62mila nati in meno all'anno

Cronaca

-3,7% nel 2013 rispetto al 2012, con un tasso che passa da 9 a 8,5 nascite per mille abitanti. In Europa peggio di noi solo la Germania. Tra le cause, la mancanza di politiche pubbliche a sostegno della famiglia. INFOGRAFICA

L'Italia diventa sempre più un paese di vecchi e per vecchi. Nel 2013, si è registrata una riduzione delle nascite del 3,7% rispetto al 2012, con il tasso di natalità calato da 9 a 8,5 nati per mille abitanti (L'INFOGRAFICA). Il dato è emerso dall'indagine della Censis "Diventare genitori oggi", presentata presso la Biblioteca del Senato. I numeri risultano ancora più allarmanti se confrontati con quelli degli anni pre-crisi: nel 2008 i neonati furono 576.659, nel 2013 appena 514.308. Dall'inizio della crisi, cioè, l'Italia ha "perso" oltre 62mila nuovi nati l'anno.

In classifica svettano Francia e Gb - Con l'ultimo calo l’Italia si mette al pari del Portogallo, penultimo in classifica, ad una incollatura dalla Germania che ha 8,4, una differenza statisticamente poco significativa. Dall'altra parte della classifica svettano invece Gran Bretagna e Francia, rispettivamente con 12,8 e 12,6.

Scarse politiche di sostegno delle coppie - Oltre alla crisi, a pesare sulle difficoltà di procreazione degli italiani c'è anche l'insufficienza delle politiche pubbliche a sostegno della famiglia. Il 61% degli italiani è infatti convinto che le coppie sarebbero più propense ad avere figli se migliorassero gli interventi pubblici. Sgravi fiscali e aiuti economici diretti sono le principali richieste (71%), il 67% segnala l'esigenza di potenziare gli asili nido, il 56% fa riferimento ad aiuti pubblici per sostenere i costi per l'educazione dei figli (rette scolastiche, servizi di mensa o di trasporto). La consapevolezza della denatalità è molto elevata, l'88% sa che oggi si fanno pochi figli e per l'83% è la crisi che rende più difficile la scelta di avere un figlio.

Figli per i single e le coppie omosessuali - Questa percentuale supera il 90% tra i giovani fino a 34 anni, coloro che subiscono maggiormente l'impatto della crisi e allo stesso tempo sono maggiormente coinvolte nella decisione della procreazione. Guardando alla famiglia e alle sue nuove forme, il 46% degli intervistati ritiene legittimo per i single avere la possibilità di diventare genitore e il 29% pensa sia giusto anche per le coppie omosessuali. Giudizi sui quali, sottolinea infine il Censis, la fede religiosa ha un'influenza limitata: è d'accordo il 43% dei cattolici praticanti nel primo caso e il 23% nel secondo. 

La fecondazione eterologa - Quattro italiani su dieci, inoltre sono favorevoli alla fecondazione eterologa. La percentuale cala al 30% tra chi si dichiara cattolico praticante, per salire al 65% tra i non credenti. Più elevate le percentuali dei favorevoli all'inseminazione omologa in vivo e in vitro. Sul tema dell'eterologa, inoltre, il 35% è favorevole alla diagnosi pre-impianto (il 29% tra i cattolici praticanti), ma solo il 14% concorda con la possibilità di ricorrere alla maternità surrogata (il cosiddetto "utero in affitto") e appena il 9,5% è favorevole alla possibilità di scegliere in anticipo il sesso del nascituro.

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