Piemonte, la 'ndrangheta puntava alla Tav. Venti arresti

Cronaca

Un'operazione dei Ros dei Carabinieri ha portato alla luce un tentativo, non riuscito, di infiltrazione nei lavori sull'alta velocità. Un'altra inchiesta della Dda di Catanzaro ha portato al sequestro di beni per 45 milioni di euro

Due inchieste contro la 'ndrangheta, una partita dalla procura di Torino e l'altra da quella di Catanzaro, hanno portato, martedì 1 luglio, all'arresto di diverse decine di indagati e al sequestro di beni per diverse decine di milioni di euro. In Piemonte la procura distrettuale antimafia del capoluogo ha scoperto, tra le altre cose un tentativo della criminalità organizzata di infiltrare la filiera degli appalti per il Tav Torino Lione. Nell'ambito di questa inchiesta i carabinieri del Ros hanno effettuato, tra Torino, Milano, Genova e Catanzaro, una serie di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di venti indagati.

Vasta infiltrazione della cosca nel tessuto imprenditoriale
- Il reato ipotizzato dalla dda di Torino è associazione di tipo mafioso, estorsione, usura e traffico illecito di rifiuti. Disposto anche un decreto di sequestro preventivo di società e beni per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Al centro dell'operazione "San Michele", come è stata battezzata dai carabinieri, un sodalizio di matrice 'ndranghetista, proiezione in Piemonte della cosca 'Greco' di San Mauro Marchesato nel Crotonese. L'attività investigativa ha documentato la diffusa infiltrazione della cosca nel tessuto economico e imprenditoriale della provincia di Torino e, appunto, in particolare nel settore degli appalti pubblici.

Tra gli indagati anche l'imprenditore Giovanni Toro
- L'operazione dei militari del Ros ha rivelato come il gruppo fosse attivo in diversi settori imprenditoriali tra cui la gestione di attività commerciali e della distribuzione alimentare, di lavori pubblici e privati, di gestione di servizi per amministrazioni pubbliche e società private, tra i quali lo smaltimento rifiuti, la manutenzione stradale ed altri. Tra quest'interessi, già nella prima fase dell'indagine, erano emersi quelli facenti capo all'imprenditore catanzarese Giovanni Toro, già arrestato dal Ros nel marzo 2013 e colpito anche dal provvedimento cautelare di oggi per concorso esterno in associazione mafiosa: attraverso le sue società e con la complicità di altri imprenditori del settore, era già riuscito ad ottenere ingenti commesse lavorative, tra cui i lavori in subappalto per la ristrutturazione della galleria A32 Prapontin (tratta Torino - Bardonecchia) e le opere di pulizia e sgombero neve della stessa arteria autostradale e dell'aeroporto torinese di Caselle.

Inchiesta della Dda di Catanzaro porta al sequestro di beni per 45 mln
- Sempre nella giornata di martedì un'inchesta condotta dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha portato all'arresto di dieci persone e alla confisca di beni per 45 milioni di euro. L'operazione, che si è svolta tra Calabria, Lazio, Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna, ha portato anche al sequestro di due bar situati in pieno centro a Roma, un altro in provincia di Milano, immobili di pregio situati a Roma e Milano oltre a 25 aziende, 42 tra terreni e fabbricati e 16 autoveicoli. L'inchiesta, che si chiama Libra Money, rappresenta il prosieguo dell'indagine Libra che nel maggio dello scorso anno aveva portato all'esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare e al sequestro di beni per 40 milioni di euro.

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