Il presidente dell'Authority della Privacy: “La minaccia cibernetica costituisce oggi la sfida più temibile per gli Stati. Le rivelazioni di Snowden confermano che proteggere i nostri dati significa proteggere la nostra vita"
“La minaccia cibernetica costituisce oggi la sfida più temibile per gli Stati". A lanciare l’allarme è il Garante per la privacy, Antonello Soro, nella relazione annuale sull’attività dell'Authority. “I giganti di Internet tendono ad occupare, in modo sempre più esclusivo, ogni spazio di intermediazione tra produttori e consumatori, assumendo un potere che si traduce anche in un enorme potere politico. Un potere sottratto a qualunque regola democratica".
Nella sua relazione, Soro aggiunge che “maturano in rete nuove forme di criminalità, dal furto di identità fino alla più organizzata criminalità cibernetica. E' un'emorragia stimata in 500 miliardi di dollari l'anno tra identità violate, segreti aziendali razziati, portali messi fuori uso e moneta virtuale sottratta".
"I dati collezionati per finalità commerciali - ha spiegato il presidente dell’Authority - diventano sempre più interessanti anche per fini di sicurezza, a cui sono irreversibilmente intrecciati". "Su questi fronti - ha proseguito Soro - il Garante sta già operando sia con autonomi provvedimenti sia concorrendo alla regolamentazione del settore".
Datagate, "proteggere i nostri dati significa proteggere la nostra libertà" - Nella sua relazione, Soro fa anche riferimento al Datagate: "Le rivelazioni di Edward Snowden hanno rilanciato l'esigenza di porre la tutela dei dati a fondamento dello statuto di cittadinanza, perché proteggere i nostri dati significa proteggere la nostra vita e la nostra libertà".
"Le rivelazioni su Prism – ha aggiunto - hanno dimostrato quanto possa essere rischiosa per la democrazia la combinazione in un unico Paese, ancorché democratico, tra concentrazione dei principali provider e leggi emergenziali contro il terrorismo".
I dati - Le violazioni amministrative contestate dall'Authority sono state 850, in aumento rispetto all'anno precedente quando risultarono in totale 578: una parte consistente ha riguardato il trattamento illecito dei dati, legato principalmente al telemarketing e all'uso dei dati personali senza consenso; all'omessa o inadeguata informativa agli utenti; alla conservazione eccessiva dei dati di traffico telefonico e telematico; alla mancata adozione di misure di sicurezza; all'omessa o mancata notificazione al Garante; all'inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità.
Le sanzioni amministrative riscosse ammontano a oltre 4 milioni di euro. Le violazioni segnalate all'autoritàα giudiziaria sono state 71, in particolare per mancata adozione di misure minime di sicurezza a protezione dei dati. L'attività di relazione con il pubblico è aumentata rispetto all'anno precedente: si è dato riscontro a oltre 31.000 quesiti, che hanno riguardato, in particolare, le problematiche legate alle telefonate indesiderate, a Internet, alla pubblicazione di documenti da parte della Pa, alla videosorveglianza, al rapporto di lavoro.
Nella sua relazione, Soro aggiunge che “maturano in rete nuove forme di criminalità, dal furto di identità fino alla più organizzata criminalità cibernetica. E' un'emorragia stimata in 500 miliardi di dollari l'anno tra identità violate, segreti aziendali razziati, portali messi fuori uso e moneta virtuale sottratta".
"I dati collezionati per finalità commerciali - ha spiegato il presidente dell’Authority - diventano sempre più interessanti anche per fini di sicurezza, a cui sono irreversibilmente intrecciati". "Su questi fronti - ha proseguito Soro - il Garante sta già operando sia con autonomi provvedimenti sia concorrendo alla regolamentazione del settore".
Datagate, "proteggere i nostri dati significa proteggere la nostra libertà" - Nella sua relazione, Soro fa anche riferimento al Datagate: "Le rivelazioni di Edward Snowden hanno rilanciato l'esigenza di porre la tutela dei dati a fondamento dello statuto di cittadinanza, perché proteggere i nostri dati significa proteggere la nostra vita e la nostra libertà".
"Le rivelazioni su Prism – ha aggiunto - hanno dimostrato quanto possa essere rischiosa per la democrazia la combinazione in un unico Paese, ancorché democratico, tra concentrazione dei principali provider e leggi emergenziali contro il terrorismo".
I dati - Le violazioni amministrative contestate dall'Authority sono state 850, in aumento rispetto all'anno precedente quando risultarono in totale 578: una parte consistente ha riguardato il trattamento illecito dei dati, legato principalmente al telemarketing e all'uso dei dati personali senza consenso; all'omessa o inadeguata informativa agli utenti; alla conservazione eccessiva dei dati di traffico telefonico e telematico; alla mancata adozione di misure di sicurezza; all'omessa o mancata notificazione al Garante; all'inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità.
Le sanzioni amministrative riscosse ammontano a oltre 4 milioni di euro. Le violazioni segnalate all'autoritàα giudiziaria sono state 71, in particolare per mancata adozione di misure minime di sicurezza a protezione dei dati. L'attività di relazione con il pubblico è aumentata rispetto all'anno precedente: si è dato riscontro a oltre 31.000 quesiti, che hanno riguardato, in particolare, le problematiche legate alle telefonate indesiderate, a Internet, alla pubblicazione di documenti da parte della Pa, alla videosorveglianza, al rapporto di lavoro.