Tangenti Mose, un’inchiesta lunga tre anni

Cronaca

Gli arresti delle 35 persone, tra cui il sindaco di Venezia, sono arrivati dopo una lunga raccolta di prove e intercettazioni. I primi fermi nel 2013, quando finirono in manette, tra gli altri, Baita e Mazzacurati: fondamentali i loro racconti. I VIDEO

È partita circa tre anni fa l’indagine che la Guardia di Finanza, guidata da un pool di pm della procura di Venezia, ha condotto sulle opere relative al Mose (cos'è: foto e video). Una minuziosa raccolta di indizi, prove, intercettazioni, documentazioni, sequestri, che ora ha portato all’arresto di 35 persone, fra cui il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni (ai domiciliari). Richiesta d’arresto anche per l’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan.

I primi arresti eccellenti erano arrivati un anno fa: a finire in manette, fra gli altri, Piergiorgio Baita, ex top manager della Mantovani, una fra le principali aziende di costruzione del nordest e, in una seconda fase, Giovanni Mazzacurati, che al momento del fermo si era da poco dimesso dai vertici del Consorzio Venezia Nuova. I loro racconti sarebbero stati fondamentali.

Il pool di pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonini (Dda) avevano scoperto che l'ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro Nicolò Buson, aveva distratto dei fondi relativi al Mose in una serie di fondi neri all'estero. Il denaro, secondo l'accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc. Le Fiamme gialle avevano scoperto che almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri e che, probabilmente, erano indirizzati alla politica. Lo scorso dicembre i quattro imputati hanno scelto di patteggiare e sono stati chiamati a risarcire complessivamente 400mila euro, mentre le pene sono andate dall'anno e 10 mesi di Baita a l'anno e 2 mesi di Buson. Lo stesso pool, coadiuvato sempre dalla Finanza, aveva portato in carcere Giovanni Mazzacurati. Poi finito ai domiciliari, era stato definito "il grande burattinaio" di tutte le opere relative al Mose. Indagando su di lui erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato all'arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.

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