Arresto Scajola, Matacena da Dubai: "Sono addolorato"

Cronaca

L'ex parlamentare di Fi parla dagli Emirati arabi e assicura: "Non avevo nessuna intenzione di andare a Beirut". Ma una lettera trovata a casa dell'ex ministro e attribuibile al presidente libanese Gemayel proverebbe il contrario. RASSEGNA STAMPA

Si dice "amareggiato" e "dispiaciuto" Amedeo Matacena che da Dubai, dove si trova dopo la condanna definitiva per i presunti legami con la cosca della 'ndrangheta dei Rosmini, rilascia le sue prime dichiarazioni sull'inchiesta della Dda di Reggio Calabria sul favoreggiamento della sua latitanza che ha coinvolto l'ex ministro Claudio Scajola, la moglie, Chiara Rizzo, ed altre sei persone.

L'amicizia con Scajola - Matacena, attraverso il suo legale, l'avvocato Enzo Caccavari, non esita a rivendicare un'amicizia con Scajola che va avanti - dice - dal 1994 quando "venni eletto la prima volta in Parlamento". "Sono profondamente dispiaciuto - aggiunge Matacena da Dubai - per quanto sta accadendo alla mia famiglia, a mia madre e mia moglie in particolare. E sono addolorato anche per quanto sta accadendo a Claudio Scajola, mio ex coordinatore di partito nonché collega ed amico. A lui mi lega un rapporto che va avanti sin da quando sono stato eletto la prima volta in Parlamento".

Matacena: "Mai pensato di andare in Libano" - In un’intervista a la Repubblica poi Matacena afferma: a Dubai, "mi mantengo con il mio lavoro. Faccio il maitre in un locale: di quello vivo, altro che latitanza dorata". "Dopo quello che è accaduto - afferma – è tempo di chiarire alcune cose, a partire dal fatto che nell'ordinanza di custodia cautelare, ci sono un sacco di sciocchezze. Non avevo nessuna intenzione di andare a Beirut, un'idea del genere non mi ha
neppure sfiorato. Sarebbe stata una follia. Mi trovo in un Paese in cui non esiste l'estradizione, perché avrei dovuto andare in Libano dove invece esistono accordi bilaterali con l'Italia"?.

La lettera attribuita a Gemayel - Ma, secondo ricostruzioni di stampa, un documento trovato a casa di Scajola mostrerebbe una realtà diversa. Si tratterebbe di una lettera riconducibile al presidente libanese Gemayel in cui si legge: "La persona potrà beneficiare in maniera riservata della stessa posizione di cui attualmente gode a Dubai. Avrà un documento di identità. Della questione si occuperà un mio incaricato e troveremo un modo per far uscire la persona dagli Emirati Arabi e farlo arrivare in Libano".

La moglie di Matacena respinge le accuse - Per quanto riguarda la moglie di Matacena Chiara Rizzo, finita nel mirino degli inquirenti per le decine di conversazioni telefoniche con Scajola intercettate, respinge le accuse. I due, temendo proprio eventuali intercettazioni, nell conversazioni utilizzano un linguaggio in codice e mezze frasi, ed indicano Amedeo Matacena come 'La mamma'. Da Montecarlo, dove come il marito ha la residenza, Rizzo assicura che si appresta a tornare in Italia.

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