Intervista allo scrittore: "Le parole più corrette da citare - dice a proposito del boss di Cosa nostra latitante dal 1993 - sono quelle del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti: ‘Non si tratta di capire se verrà preso, ma solo quando'"
"Credo che l’arresto dell’attuale capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, sia imminente". Lo ha detto a Sky TG24 lo scrittore Roberto Saviano, parlando del boss mafioso latitante dal 1993 e di cui oggi è stato diffuso un nuovo identikit.
"Le parole più corrette da citare - ha proseguito - sono quelle del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti: ‘Non si tratta di capire se verrà arrestato, ma solo quando sarà arrestato’. Le organizzazioni hanno molto chiaro che l’arresto è inevitabile e che l’unica possibilità è costruire una nuova dialettica tra Stato e organizzazioni criminali. In America ora permettono che i capi si pentano, concordando prima quanto si può raccontare e chi sono le persone sacrificabili”.
“Laddove c’è una crisi economica – ha poi spiegato Saviano – le organizzazioni criminali intuiscono che si sta sfaldando l’istituzione: c’è meno attenzione, meno volontà di seguire. E' come se lo Stato avesse più difficoltà a fronteggiare. Ed è proprio in quello spazio che le organizzazioni sentono che possono di nuovo agire. Io credo che in questo momento abbassare la guardia sia la cosa peggiore per la nostra democrazia”.
La lotta alla criminalità organizzata in Italia: il servizio di Sky TG24
"Le parole più corrette da citare - ha proseguito - sono quelle del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti: ‘Non si tratta di capire se verrà arrestato, ma solo quando sarà arrestato’. Le organizzazioni hanno molto chiaro che l’arresto è inevitabile e che l’unica possibilità è costruire una nuova dialettica tra Stato e organizzazioni criminali. In America ora permettono che i capi si pentano, concordando prima quanto si può raccontare e chi sono le persone sacrificabili”.
“Laddove c’è una crisi economica – ha poi spiegato Saviano – le organizzazioni criminali intuiscono che si sta sfaldando l’istituzione: c’è meno attenzione, meno volontà di seguire. E' come se lo Stato avesse più difficoltà a fronteggiare. Ed è proprio in quello spazio che le organizzazioni sentono che possono di nuovo agire. Io credo che in questo momento abbassare la guardia sia la cosa peggiore per la nostra democrazia”.
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