La donna avrebbe picchiato e maltrattato bambini di tre anni. Dopo la denuncia di una coppia di genitori i carabinieri hanno effettuato riprese videoambientali per un mese documentando gli abusi
Maltrattamenti aggravati ai danni di minori. E' il reato contestato a una maestra d'asilo residente a Ronciglione, in provincia di Viterbo, da ieri agli arresti domiciliari con l'accusa di aver picchiato e minacciato i suoi alunni di 3 anni. A incastrarla, oltre ai racconti dei bimbi, le immagini delle telecamere montate dai carabinieri nell'aula della scuola materna di Monterosi, dove la donna insegnava: secondo gli investigatori, circa un mese di riprese nascoste documentano inequivocabilmente la maestra che a più riprese e in momenti diversi inveisce contro i piccoli, li minaccia, li strattona, li spintona e li trascina a forza per riportarli al loro banco.
Le indagini, coordinate dal pm Fabrizio Tucci, hanno avuto il primo input dalla segnalazione di una coppia di genitori insospettiti dai lividi e dai graffi notati sul corpo del figlio, difficili da addebitare a semplici litigi tra alunni: temendo che potesse esserci una spiegazione diversa, si sono presentati alla locale stazione dei carabinieri che hanno immediatamente avviato un'inchiesta preliminare. Gli elementi raccolti parlando con gli altri genitori e - con l'aiuto di assistenti e psicologi - con gli stessi bambini, hanno convinto l'autorità giudiziaria ad autorizzare l'uso di riprese videoambientali. E il contenuto dei video è stato largamente sufficiente a chiedere e ottenere l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare.
Le indagini, coordinate dal pm Fabrizio Tucci, hanno avuto il primo input dalla segnalazione di una coppia di genitori insospettiti dai lividi e dai graffi notati sul corpo del figlio, difficili da addebitare a semplici litigi tra alunni: temendo che potesse esserci una spiegazione diversa, si sono presentati alla locale stazione dei carabinieri che hanno immediatamente avviato un'inchiesta preliminare. Gli elementi raccolti parlando con gli altri genitori e - con l'aiuto di assistenti e psicologi - con gli stessi bambini, hanno convinto l'autorità giudiziaria ad autorizzare l'uso di riprese videoambientali. E il contenuto dei video è stato largamente sufficiente a chiedere e ottenere l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare.