Sono 26mila le irregolarità nelle costruzioni dell’anno scorso. Il cemento illegale, tra il 2003 e il 2011, ha generato un giro d’affari di 18,3 mld. Questi i dati del dossier "Abusivismo edilizio. L’Italia frana, il Parlamento condona". INFOGRAFICA
A cura di Valeria Valeriano
Una casa su dieci costruita l’anno scorso nel nostro Paese è illegale. È quanto emerge dal dossier di Legambiente “Abusivismo edilizio. L’Italia frana, il Parlamento condona”. I nuovi immobili fuorilegge nel 2013 sono stati 26mila. E molti di questi sono esposti al pericolo di frane o alluvioni.
L’associazione ambientalista definisce l’abusivismo come una “piaga nazionale” i cui proventi, spesso, vanno a finire nelle casse dei clan mafiosi. Tra il 2003 e il 2013, secondo Legambiente, il cemento illegale ha prodotto un giro d’affari di 18,3 miliardi di euro. Una costruzione abusiva può costare anche la metà rispetto a una casa in regola. Il settore, quindi, non conosce crisi. A differenza dell’edilizia legale. Secondo i dati dell’Associazione nazionale costruttori edili, infatti, in pochi anni sono spariti 669mila posti di lavoro.
Al primo gradino tra le regioni con più reati legati al ciclo del cemento abusivo, nel 2012, c’è la Campania. Nella sola provincia di Napoli sono state accertate 305 infrazioni. L’81 per cento dei Comuni campani sciolti per mafia dal 1991 ad oggi, poi, ha tra le motivazioni del commissariamento l’abusivismo edilizio. La Sicilia, invece, è la regione con più costruzioni illegali sul demanio marittimo.
Legambiente, che ha lanciato la campagna “Abbatti l’abuso”, mette in evidenza il bassissimo rapporto tra le ordinanze di demolizione e le esecuzioni. Nei capoluoghi di provincia, tra il 2000 e il 2011, le ordinanze sono state 46.760 e le esecuzioni 4.956. L’associazione ha presentato una proposta di legge per combattere l’abusivismo. Tra i punti principali c’è quello di inasprire le sanzioni per gli enti che non provvedono all’abbattimento delle costruzioni irregolari. E che non evadono le pratiche di condono edilizio che stanno nei loro uffici tecnici. Le richieste di regolamentare gli immobili nei capoluoghi di provincia, calcolando i tre condoni del 1985, 1994 e 2003, sono state oltre 2 milioni: circa 845mila sono ancora in attesa di valutazione. E nel frattempo le costruzioni restano nelle disponibilità dei proprietari.
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Una casa su dieci costruita l’anno scorso nel nostro Paese è illegale. È quanto emerge dal dossier di Legambiente “Abusivismo edilizio. L’Italia frana, il Parlamento condona”. I nuovi immobili fuorilegge nel 2013 sono stati 26mila. E molti di questi sono esposti al pericolo di frane o alluvioni.
L’associazione ambientalista definisce l’abusivismo come una “piaga nazionale” i cui proventi, spesso, vanno a finire nelle casse dei clan mafiosi. Tra il 2003 e il 2013, secondo Legambiente, il cemento illegale ha prodotto un giro d’affari di 18,3 miliardi di euro. Una costruzione abusiva può costare anche la metà rispetto a una casa in regola. Il settore, quindi, non conosce crisi. A differenza dell’edilizia legale. Secondo i dati dell’Associazione nazionale costruttori edili, infatti, in pochi anni sono spariti 669mila posti di lavoro.
Al primo gradino tra le regioni con più reati legati al ciclo del cemento abusivo, nel 2012, c’è la Campania. Nella sola provincia di Napoli sono state accertate 305 infrazioni. L’81 per cento dei Comuni campani sciolti per mafia dal 1991 ad oggi, poi, ha tra le motivazioni del commissariamento l’abusivismo edilizio. La Sicilia, invece, è la regione con più costruzioni illegali sul demanio marittimo.
Legambiente, che ha lanciato la campagna “Abbatti l’abuso”, mette in evidenza il bassissimo rapporto tra le ordinanze di demolizione e le esecuzioni. Nei capoluoghi di provincia, tra il 2000 e il 2011, le ordinanze sono state 46.760 e le esecuzioni 4.956. L’associazione ha presentato una proposta di legge per combattere l’abusivismo. Tra i punti principali c’è quello di inasprire le sanzioni per gli enti che non provvedono all’abbattimento delle costruzioni irregolari. E che non evadono le pratiche di condono edilizio che stanno nei loro uffici tecnici. Le richieste di regolamentare gli immobili nei capoluoghi di provincia, calcolando i tre condoni del 1985, 1994 e 2003, sono state oltre 2 milioni: circa 845mila sono ancora in attesa di valutazione. E nel frattempo le costruzioni restano nelle disponibilità dei proprietari.
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