Concordia, De Falco: ancora mi chiedo perché Schettino scese

Cronaca

Il capo della sala operativa della Capitaneria di Livorno è stato ascoltato nell’ambito del processo sul naufragio del 2012. Nell’udienza è stata sentita anche la telefonata in cui invita il comandante, presente in aula, a risalire a bordo della nave

"Esortai il comandante Schettino a risalire sulla nave ma non ci sono riuscito". Il capitano di fregata Gregorio De Falco, della capitaneria di Porto di Livorno, è stato sentito lunedì 9 dicembre come teste nell'ambito dell'udienza del processo per il naufragio della Costa Concordia che si svolge al Teatro Moderno di Grosseto. Nel corso dell'udienza sono state ascoltate anche alcune telefonate tra la nave e la capitaneria di porto, avvenute la sera del naufragio. E' stata sentita anche la telefonata, diventata famosa, in cui De Falco intimò con tono perentorio al comandante della Costa Concordia Francesco Schettino di risalire a bordo della nave.

Presente in aula anche Schettino, che ha abbassato lo sguardo agitando un foglio scritto. Durante la testimonianza di De Falco Schettino ha interloquito spesso con la sua difesa, anche scuotendo la testa e sorridendo in modo nervoso durante le telefonate. De Falco ha detto: "Ancora oggi mi chiedo perché era sceso dalla nave”.

Il momento dell'ascolto della telefonata in aula:


"Mentre dalla nave ci davano rassicurazioni sulla situazione a bordo – ha detto De falco in aula –, i carabinieri di Prato ci avevano avvisato della telefonata di una parente di una passeggera secondo cui la nave era al buio, erano stati fatti indossare i giubbotti di salvataggio, erano caduti oggetti e suppellettili: circostanze non coerenti con quanto dichiarato dalla nave". "Questo ci fece pensare che la situazione era più grave" e "nessuno dalla Concordia aveva ancora chiamato per chiedere soccorso".

L'altra telefonata ascoltata al processo:


Nei primi contatti via radio, poco dopo le 22, la Costa Concordia aveva detto alla capitaneria di avere un black out e che sarebbe rimasta al Giglio per verificare l'avaria. Ma nessuno allora parlò di falla.
De Falco ricorda che "alle 22.38 (l'urto è delle 21.45, ndr) la nave dà il segnale di distress. Chiamo io la nave perché non convince la situazione di apparente tranquillità che loro dichiaravano. A seguito di questo ammettono che c'è una falla e non un semplice black out, così possiamo inviare motovedette ed elicotteri" di soccorso.

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