Caso Stamina, due anni di battaglie. LA SCHEDA

Cronaca
Manifestazione a favore del trattamento Stamina (foto d'archivio)
manifestazione_pro_stamina_fotogramma

Per risalire all'origine della vicenda bisogna tornare indietro fino al maggio del 2010, quando la Procura di Torino ha aperto un'inchiesta sulle attività della Stamina Foundation onlus. Ecco una ricostruzione delle tappe, tra piazze e tribunali

Il metodo Stamina è un controverso trattamento terapeutico a base di cellule staminali inventato da Davide Vannoni, presidente e fondatore della Stamina Foundation Onlus. Per risalire all'origine della vicenda Stamina bisogna tornare indietro fino al maggio del 2010, quando la Procura della Repubblica di Torino ha aperto un'inchiesta sulle attività della Stamina Foundation onlus, associazione torinese fondata nel 2009 dal professor Davide Vannoni "per sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa".

Ottobre 2011 - maggio 2012: inizio e fine delle cure - Nell'ottobre del 2011 agli Spedali Civili di Brescia hanno avviato le cure staminali "ad uso compassionevole", seguendo il protocollo della Stamina Foundation. In quell'occasione sono stati accolti dodici pazienti, tutti bambini affetti da gravissime patologie neurodegenerative.
Nell'aprile 2012 il Pubblico ministero di Torino Raffaele Guariniello ha disposto un'ispezione dei carabinieri dei Nas agli Spedali Civili di Brescia. Il successivo rapporto venne inviato all'AIFA, l'Agenzia italiana del farmaco che il 15 maggio successivo ha poi predisposto il blocco della terapia. ll Ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha disposto un'indagine amministrativa e un'ispezione da parte degli ispettori dello stesso Ministero e dell'AIFA, insieme al Centro nazionale Trapianti.

Il brevetto - Le ispezioni e le indagini hanno portato tutte alla stessa conclusione: bloccare la somministrazione dei trattamenti, non solo perché la possibile efficacia non è documentata scientificamente, ma anche perché le procedure per la preparazione delle staminali non rispetterebbero gli standard di sicurezza. Alle accuse Vannoni ha sempre risposto che sul suo metodo esiste un brevetto e, per questo, si sarebbe rifiutato di rendere accessibili i dettagli sulle sue procedure.

La battaglia nei tribunali -
Da allora la battaglia si è spostata nei tribunali. Ad agosto del 2012 i genitori di Celeste, una delle bambine curate con il metodo Stamina, hanno presentato al giudice del lavoro del tribunale civile di Venezia un ricorso d'urgenza con cui hanno chiesto la prosecuzione delle cure. Nel frattempo, il pm Guariniello ha chiuso l'indagine preliminare sulla Stamina Foundation, chiedendo il rinvio a giudizio dei 12
indagati tra cui alcuni medici e lo stesso presidente della onlus, Davide Vannoni.
I reati ipotizzati: somministrazione di farmaci imperfetti, pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione per delinquere. Inoltre, il pm ha ipotizzato che numerosi familiari dei pazienti in cura abbiano versato alla Stamina Foundation somme di denaro fra i 30.000 e i 50.000 euro.

Riattivazione del trattamento - Alla fine del mese il giudice del lavoro di Venezia accoglie il ricorso presentato dai genitori di Celeste e ordina agli Spedali Civili di Brescia la riattivazione del trattamento a base di staminali. Lo stesso team di avvocati
decide di presentare analoghi ricorsi per altri due bambini di Catania e Matera, le cui cure a Brescia sono state sospese. Subito dopo arriva la decisione del giudice del lavoro di
Catania che, in un provvedimento d'urgenza, autorizza gli Spedali Civili di Brescia a riattivare il trattamento a base di staminali anche per Smeralda, 17 mesi, in coma dalla nascita per un'asfissia da parto. Poi la decisione del giudice del lavoro di Matera che accoglie il ricorso presentato dai genitori di Daniele, cinque anni e mezzo, affetto da morbo di Niemann-Pick. E' la terza vittoria di fila. Parallelamente ai ricorsi alla giustizia civile, le tre famiglie di piccoli pazienti in cura impugnano davanti al Tar di Brescia l'ordinanza di blocco dell'AIFA, chiedendone la sospensiva. I giudici amministrativi, però, rigettano il ricorso, fissando al 16 gennaio 2013 l'udienza di merito. La vicenda è però esplosa una volta arrivata sui media. Dopo numerosi servizi mandati in onda da Le Iene, il caso Stamina è entrato nelle case di tutti gli italiani. La storia che ha commosso tutta l'Italia riguarda la piccola Sofia, la bimba fiorentina affetta da leucodistrofia metacromatica al quale il tribunale di Firenze aveva imposto lo stop delle cura in virtù dell'ordinanza Aifa.  Dopo un tam tam mediatico - passato attraverso la trasmissione Le iene e una lettera di Adriano Celentano al Corriere - il Ministero della Salute ha dato l'ok alla continuazione delle cure.

Scienziati esprimono preoccupazione - La decisione non è però stata accolta con favore dalla comunità scientifica. Prima Telethon che ha espresso il proprio disappunto, poi un gruppo di 13 autorevoli scienziati che hanno firmato un appello rivolto al ministro Balduzzi in cui hanno espresso la loro preoccupazione circa le conseguenze della vicenda sulla vita dei pazienti e sulla ricerca scientifica in generale. A rincarare la dose anche la rivista Nature che ha "bocciato" il decreto Balduzzi che autorizza la prosecuzione delle cure con il metodo Stamina.
Da allora è stato un susseguirsi di lettere e appelli da tutto il mondo, compreso quello del Nobel Yamanaka, in cui sostanzialmente si chiede all'Italia di fare un passo indietro.
Nel frattempo la protesta ha coinvolto intensamente l'opinione pubblica, soprattutto nei social media: in molti appoggiano le famiglie dei malati che vogliono accedere al metodo Stamina. Alle proteste seguono nuovi appelli.

L'iter legislativo - Tuttavia, il decreto ha continuato il suo iter. Dopo una serie di modifiche al testo originario, arriva l'approvazione del testo che consentiva di continuare le terapie già in essere e che prevedeva l'avvio di una sperimentazione di 18 mesi, previa valutazione del protocollo da parte di un comitato di esperti, per la quale vengono stanziati fino a 3 milioni di euro.
Mercoledì 4 dicembre arriva la marcia indietro del ministro della Salute che, di fatto, ha bloccato l'avvio della sperimentazione. Determinante è stato il parere del Comitato di esperti sul protocollo Stamina, presentato in ritardo tra le polemiche da Vannoni. I periti
hanno bocciato il protocollo per la mancanza di evidenze scientifiche a sostegno della sicurezza e dell'efficacia del metodo. Ma lo stop alla sperimentazione è stato impugnato da Vannoni, che il 27 settembre ha presentato ricorso al Tar del Lazio. Il 4 dicembre il Tar ha sospeso l'efficacia del decreto di nomina del comitato, sospendendo quindi anche la bocciatura, in attesa della decisione nel merito fissata l'11 giugno.

Cronaca: i più letti

[an error occurred while processing this directive]