Pasquale Tatone è stato freddato da diversi colpi di arma da fuoco dopo che era uscito da un locale di Quarto Oggiaro. Pochi giorni fa era stato ammazzato Emanuele Tatone. La loro famiglia gestirebbe il traffico della droga nel quartiere
A distanza di tre giorni dall'omicidio di Emanuele Tatone (e dell'autista Paolo Simone), è stato ucciso anche suo fratello Pasquale Tatone, 54 anni, boss di Quarto Oggiaro, ammazzato a colpi di arma da fuoco nella sua auto nel cuore del quartiere di Milano dove da anni la famiglia avrebbe in gestione il traffico di droga. L'agguato di questa sera segna una svolta nelle indagini sul duplice omicidio di domenica scorsa in un campo al confine con Novate Milanese, che a questo punto si profila sempre più come l'inizio di una possibile faida negli ambienti della criminalità.
L'ipotesi è che qualcuno voglia eliminare dalla piazza la famiglia Tatone, che forse da "troppo tempo" ha il controllo del territorio. Una cosa appare comunque chiara: Pasquale Tatone era tranquillo, non immaginava di essere un bersaglio. Altrimenti non sarebbe andato a vedere la partita in un locale di Quarto Oggiaro senza protezione, e non sarebbe andato via in auto da solo (attorno alle 22.30).
Chi lo ha ucciso ha atteso che entrasse nella vettura parcheggiata in via Pascarella, all'altezza del civico 11, e poi gli ha sparato contro diversi colpi dalla parte del guidatore. Sulla tipologia dell'arma non ci sono ancora conferme, ma alcuni testimoni arrivati subito dopo gli spari hanno parlato di grosse cartucce simili a quelle utilizzate per i fucili.
Se così fosse, sarebbe un'arma diversa da quella che ha ucciso suo fratello Emanuele e il pregiudicato Simone, che secondo i risultati dell'autopsia condotta ieri mattina all'istituto di medicina legale di Milano potrebbe essere un revolver. Gli investigatori avevano parlato da subito di un'esecuzione, e ora la loro ricostruzione pare prendere preoccupante consistenza.
Il questore di Milano, Luigi Savina, ha però voluto smentire l'ipotesi che ci si trovi davanti a un regolamento di conti tra bande. "Non siamo in presenza di una
guerra tra clan, a Milano" ha dichiarato Savina, "dalle indagini tendiamo a
escludere una guerra tra clan".
L'ipotesi è che qualcuno voglia eliminare dalla piazza la famiglia Tatone, che forse da "troppo tempo" ha il controllo del territorio. Una cosa appare comunque chiara: Pasquale Tatone era tranquillo, non immaginava di essere un bersaglio. Altrimenti non sarebbe andato a vedere la partita in un locale di Quarto Oggiaro senza protezione, e non sarebbe andato via in auto da solo (attorno alle 22.30).
Chi lo ha ucciso ha atteso che entrasse nella vettura parcheggiata in via Pascarella, all'altezza del civico 11, e poi gli ha sparato contro diversi colpi dalla parte del guidatore. Sulla tipologia dell'arma non ci sono ancora conferme, ma alcuni testimoni arrivati subito dopo gli spari hanno parlato di grosse cartucce simili a quelle utilizzate per i fucili.
Se così fosse, sarebbe un'arma diversa da quella che ha ucciso suo fratello Emanuele e il pregiudicato Simone, che secondo i risultati dell'autopsia condotta ieri mattina all'istituto di medicina legale di Milano potrebbe essere un revolver. Gli investigatori avevano parlato da subito di un'esecuzione, e ora la loro ricostruzione pare prendere preoccupante consistenza.
Il questore di Milano, Luigi Savina, ha però voluto smentire l'ipotesi che ci si trovi davanti a un regolamento di conti tra bande. "Non siamo in presenza di una
guerra tra clan, a Milano" ha dichiarato Savina, "dalle indagini tendiamo a
escludere una guerra tra clan".