Un plico con materiale esplosivo recapitato al quotidiano. Conteneva un hard disk con dentro una miscela di varie polveri. Nella busta riferimenti agli attivisti No Tav. Il movimento nega ogni coinvolgimento: "Ennesima campagna diffamatoria"
L'ordigno, secondo quanto scrive la redazione de La Stampa, è arrivato in una busta spedita per posta ordinaria e recapitata giovedì 3 ottobre, senza mittente. Nel pacco c'era anche una lettera, un foglio A4 scritto al computer, che spiegava che la periferica conteneva video con immagini girate a settembre nei campeggi No Tav di Venaus e Chiomonte, nei pressi del cantiere della linea Tav in Valsusa.
No Tav: "Bombe non ci appartengono ma lavoro del giornalista de La Stampa è squallido" - Il movimento contrario all'alta velocità ha preso le distanze dal gesto: "E' evidente che dietro l'angolo è pronta l'ennesima campagna diffamatoria ai danni del movimento No Tav", si legge in un comunicato a firma Notav.info. "Il movimento No Tav ha chiarito in più occasioni - si legge - che non ha assolutamente né la volontà né l'interesse di creare danni alle persone. Pallottole e bombe non ci appartengono. Piuttosto continuiamo a sottolineare la faziosità e il comportamento indegno che alcuni cronisti e alcune testate hanno nei confronti del movimento stesso". "Fatti come questo - si aggiunge - non ci impediscono di sottolineare lo squallido lavoro che lo stesso cronista Massimo Numa porta avanti in favore di interessi mafiosi e corrotti quali sono quelli del progetto Tav Torino-Lione e di tutti coloro che da questa inutile opera trarranno profitto a danno dei cittadini".
Caselli: "Il rischio è effettivo" - "Si capisca che è in atto una deriva violenta", ha commentato su Twitter Mario Calabresi, direttore del quotidiano.
Bomba mascherata da hard disk è arrivata a @La_Stampa per #Massimo_Numa, si capisca che è in atto una deriva violenta http://t.co/M1xyGPRa96
— mario calabresi (@mariocalabresi) October 3, 2013
Per il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, "è da parecchio tempo che molti osservatori denunciano come stia serpeggiando, a margine del movimento No Tav, in cui ci sono persone assolutamente perbene e altre che non lo sono affatto, un messaggio criminale che si può sintetizzare con parole molto brutali ma che rispondono, secondo me, alla realtà: chi tocca certi fili, si tratti di giornalista, amministratore, politico, magistrato o poliziotto, rischia".