L'artista, 75 anni, è rimasto coinvolto in un impatto frontale mentre era a bordo della propria macchina a Cerveteri. Dal western al cinema d'autore, passando per la fiction televisiva, ha recitato in quasi 100 film
E' morto a 75 anni, in un incidente stradale, l'attore Giuliano Gemma. L'artista è rimasto coinvolto in un impatto frontale mentre era a bordo della propria macchina a Cerveteri, in provincia di Roma. Era stato trasportato all'ospedale di Civitavecchia in condizioni critiche. Altre due persone, un uomo con suo figlio, sono rimaste lievemente feite.
Gli esordi - Romano di nascita, emiliano di adozione (trascorse la primissima infanzia a Reggio Emilia), Gemma arriva al cinema giovanissimo, ma quasi per caso e grazie alla passione sportiva. Ha appena 20 anni quando strappa la prima apparizione su un set (Venezia, la luna e tu di Dino Risi) e appena due di più quando il giovane Duccio Tessari lo scopre sul set di Messalina. Tessari se ne ricorderà nel 1962, al momento di debuttare con il mitologico Arrivano i titani e gli affiderà il ruolo del forzuto Crios. Scelta azzeccata sia perché il ragazzo ha alle spalle una buona carriera d'atleta con predilezione per il pugilato, sia perché la passione del cinema lo ha portato a girare i set di Cinecittà come comparsa e stuntman, lavori grazie ai quali è stato anche al fianco di Charlton Heston in Ben Hur e di John Barrymore ne I cosacchi.
L'incontro con Visconti - Che Gemma non passi inosservato sulla scena del cinema italiano lo conferma anche la scelta di Visconti che, nello stesso 1962, lo vuole a fianco di Alain Delon e dell'imberbe Mario Girotti (poi Terence Hill) per dar vita al gruppo garibaldino del Gattopardo. A Gemma tocca il ruolo del generale rivoluzionario, il "diavolo rosso" che Delon/Tancredi esibisce a Palazzo Salina come compagno di galanterie e colpi di mano, rinnegati appena indosserà l'uniforme sabauda.
Il successo nel western - Decorato con gli alamari garibaldini o svestito con i muscoli lucidi in bella vista, Gemma fa sempre bella figura, ma si impiglierebbe in ruoli stereotipi se non avesse la fortuna già era arrisa al suo mito, Burt Lancaster, incontrato sul set di Visconti. Entrambi costruiscono la prima parte della carriera sulla fisicità; entrambi diventano divi grazie al western. Gemma troverà il suo John Ford ancora in Tessari che, nel 1965, gli affida il ruolo da protagonista nello spaghetti western Una pistola per Ringo. Un successo: l'unico personaggio che rivaleggi in popolarità con il pistolero senza nome inventato da Sergio Leone per Clint Eastwood. Come Montgomery Wood, Giuliano Gemma cavalca una decina di volte nel western all'italiana e ogni film è un successo, tanto da diventare popolarissimo anche all'estero, dall'America al Giappone.
Tra cinema d'autore, commedia e tv - L'avventura, il coraggio, l'esibizione della possanza fisica, lo accompagnano da sempre: il servizio militare lo ha fatto nei Vigili del fuoco di Roma, guadagnandosi onori e fama. Alla fine degli anni '60 il suo nome è una garanzia al botteghino, ma proprio allora Gemma scopre un secondo aspetto della sua personalità artistica proiettandosi ai confini del cinema d'autore (da Corbari di Valentino Orsini, 1971 a Delitto d'amore di Luigi Comencini, 1973 a Circuito Chiuso di Giuliano Montaldo, 1978). Prova la commedia (Anche gli angeli mangiano fagioli, 1972), cerca la guida dei grandi maestri (Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini, 1976), sceglie modelli epici (Il prefetto di ferro di Pasquale Squitieri, 1977) e autoironici (Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli, 1986). E quando c'è bisogno di lucidare il blasone, rimonta a cavallo e offre il suo volto al leggendario Tex Willer di Monelli in Tex e il signore degli abissi, ancora una volta con il fido Duccio Tessari nel 1985. Un film che diventa oggetto di culto (lo è ancora) e rilancia una popolarità che l'attore sfrutta per farsi largo nella fiction televisiva, intuendone tra i primi le potenzialità popolari. Una "seconda" carriera che prosegue ancora: basti pensare alla recente serie de Il capitano.
Gli esordi - Romano di nascita, emiliano di adozione (trascorse la primissima infanzia a Reggio Emilia), Gemma arriva al cinema giovanissimo, ma quasi per caso e grazie alla passione sportiva. Ha appena 20 anni quando strappa la prima apparizione su un set (Venezia, la luna e tu di Dino Risi) e appena due di più quando il giovane Duccio Tessari lo scopre sul set di Messalina. Tessari se ne ricorderà nel 1962, al momento di debuttare con il mitologico Arrivano i titani e gli affiderà il ruolo del forzuto Crios. Scelta azzeccata sia perché il ragazzo ha alle spalle una buona carriera d'atleta con predilezione per il pugilato, sia perché la passione del cinema lo ha portato a girare i set di Cinecittà come comparsa e stuntman, lavori grazie ai quali è stato anche al fianco di Charlton Heston in Ben Hur e di John Barrymore ne I cosacchi.
L'incontro con Visconti - Che Gemma non passi inosservato sulla scena del cinema italiano lo conferma anche la scelta di Visconti che, nello stesso 1962, lo vuole a fianco di Alain Delon e dell'imberbe Mario Girotti (poi Terence Hill) per dar vita al gruppo garibaldino del Gattopardo. A Gemma tocca il ruolo del generale rivoluzionario, il "diavolo rosso" che Delon/Tancredi esibisce a Palazzo Salina come compagno di galanterie e colpi di mano, rinnegati appena indosserà l'uniforme sabauda.
Il successo nel western - Decorato con gli alamari garibaldini o svestito con i muscoli lucidi in bella vista, Gemma fa sempre bella figura, ma si impiglierebbe in ruoli stereotipi se non avesse la fortuna già era arrisa al suo mito, Burt Lancaster, incontrato sul set di Visconti. Entrambi costruiscono la prima parte della carriera sulla fisicità; entrambi diventano divi grazie al western. Gemma troverà il suo John Ford ancora in Tessari che, nel 1965, gli affida il ruolo da protagonista nello spaghetti western Una pistola per Ringo. Un successo: l'unico personaggio che rivaleggi in popolarità con il pistolero senza nome inventato da Sergio Leone per Clint Eastwood. Come Montgomery Wood, Giuliano Gemma cavalca una decina di volte nel western all'italiana e ogni film è un successo, tanto da diventare popolarissimo anche all'estero, dall'America al Giappone.
Tra cinema d'autore, commedia e tv - L'avventura, il coraggio, l'esibizione della possanza fisica, lo accompagnano da sempre: il servizio militare lo ha fatto nei Vigili del fuoco di Roma, guadagnandosi onori e fama. Alla fine degli anni '60 il suo nome è una garanzia al botteghino, ma proprio allora Gemma scopre un secondo aspetto della sua personalità artistica proiettandosi ai confini del cinema d'autore (da Corbari di Valentino Orsini, 1971 a Delitto d'amore di Luigi Comencini, 1973 a Circuito Chiuso di Giuliano Montaldo, 1978). Prova la commedia (Anche gli angeli mangiano fagioli, 1972), cerca la guida dei grandi maestri (Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini, 1976), sceglie modelli epici (Il prefetto di ferro di Pasquale Squitieri, 1977) e autoironici (Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli, 1986). E quando c'è bisogno di lucidare il blasone, rimonta a cavallo e offre il suo volto al leggendario Tex Willer di Monelli in Tex e il signore degli abissi, ancora una volta con il fido Duccio Tessari nel 1985. Un film che diventa oggetto di culto (lo è ancora) e rilancia una popolarità che l'attore sfrutta per farsi largo nella fiction televisiva, intuendone tra i primi le potenzialità popolari. Una "seconda" carriera che prosegue ancora: basti pensare alla recente serie de Il capitano.