Mafia in Lombardia, arrestati figlia e genero di Mangano

Cronaca

Nell'operazione della squadra mobile sono finiti in manette anche altre sei persone. Le accuse vanno da associazione mafiosa all'estorsione fino all'impiego di manodopera clandestina. Il capo della squadra mobile: "Si imponevano con minacce"

Otto arresti e numerose perquisizioni eseguite in più aree della Lombardia. E' questo il bilancio dell'operazione della squadra mobile della Polizia nei confronti di una presunta organizzazione mafiosa ritenuta emanazione diretta di "Cosa nostra" siciliana.
Finiti in manette, anche una figlia e un genero di Vittorio Mangano, deceduto nel 2000 e ritenuto al vertice del mandamento mafioso di "Porta Nuova" e per anni stalliere nella villa di Arcore di Sivlio Berlusconi.
Al centro delle indagini della Polizia di Stato, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, una rete di società cooperative attive nella logistica e nei servizi, che, mediante false fatturazioni e sfruttamento di manodopera, hanno realizzato profitti "in nero" almeno dal 2007.

Le accuse  - Parte di questi profitti sarebbe stata poi utilizzata per sostenere, dal punto di vista logistico ed economico, importanti esponenti di "Cosa nostra" detenuti o latitanti; altro denaro sarebbe stato invece investito in nuove attività imprenditoriali, infiltrando ulteriormente l'economia lombarda.
Le accuse vanno da associazione mafiosa, estorsione, false fatturazioni, favoreggiamento,impiego di manodopera clandestina.

Sequestrati 700 milioni a prestanome di Matteo Messina Denaro
- Blitz contro la mafia anche in Sicilia dove, su ordine della procura di Trapani, la direzione investigativa antimafia ha sequestrato beni mobili e immobili per un valore di oltre 700 milioni di euro all'imprenditore Giuseppe Grioli, indicato dagli inquirenti come uomo di fiducia e prestanome del boss latitante Matteo Messina Denaro, ritenuto nuovo capo di Cosa Nostra. Il provvedimento definitivo di confisca del patrimonio emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani riguarda 12 società, 220 fabbricati tra palazzine e ville, e 133 appezzamenti di terreno per un totale di 60 ettari. Un "tesoro" che, secondo gli investigatori, sarebbe frutto di proventi illeciti e di riciclaggio di denaro sporco. Giuseppe Grigoli, definito il "re dei supermercati" per il suo ruolo di primo piano nel settore della grande distribuzione, è attualmente detenuto, in quanto condannato dalla Corte d'Appello di Palermo a 12 anni di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso; nell'ambito dello stesso procedimento penale, Matteo Messina Denaro è stato condannato a 20 anni di reclusione.

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