Riva Acciaio, stop a sette impianti. 1400 lavoratori a casa

Cronaca
Lavoratori fuori dai cancelli di uno degli stabilimenti del Gruppo Riva in una foto di archivio

Il gruppo siderurgico annuncia la sospensione delle attività produttive in Italia in seguito al maxi-sequestro della Gdf.  Protestano i sindacati. Confindustria: "Colpo drammatico". L'azienda:"Decisione necessaria"

Tutte le attività del gruppo siderurgico Riva cesseranno venerdì 13 settembre. La comunicazione arriva in seguito al sequestro preventivo di beni per 8,1 miliardi ordinato dalla magistratura nell'ambito dell'indagine per disastro ambientale sull'Ilva, la mega acciaieria tarantina di proprietà dei Riva. I lavoratori in esubero saranno circa 1.400: i cancelli si chiuderanno sia negli stabilimenti produttivi che nelle attività di servizi e trasporti, per un totale di 13 società negli impianti di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e Riva Energia e Muzzana Trasporti.

"Decisione necessaria" - Per la società siderurgica la decisione si è resa necessaria perché il provvedimento di sequestro, che sottrae a Riva Acciaio beni aziendali e conti correnti, blocca le attività bancarie impedendo il normale ciclo di pagamenti e la prosecuzione del lavoro. "Riva Acciaio impugnerà naturalmente nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, - conclude l'azienda - ma nel frattempo deve procedere alla sospensione delle attività e alla messa in sicurezza degli impianti".

Protestano i sindacati - Protestano i lavoratori, a Lesegno (Cuneo) i 250 addetti della società siderurgica hanno organizzato una manifestazione serale davanti allo stabilimento, e si fanno sentire i sindacati. La Fim Cisl contesta la decisione del gruppo e "diffida l'azienda ad avviare la messa in libertà dei lavoratori e la invita a ricorrere immediatamente all'utilizzo degli ammortizzatori sociali". "Registriamo con rammarico la messa in libertà di circa 1.400 addetti del gruppo Riva operanti in 13 società
riconducibili all'azienda di proprietà della famiglia", sostiene invece la Uilm. "E' la diretta conseguenza  del sequestro preventivo per l'ammontare di 916 milioni di euro attuato dalla Guardia di Finanza di beni immobili, disponibilità finanziarie e quote societarie del gruppo siderurgico in questione". Protesta anche Maurizio Landini, segretario nazionale dela Fiom Cgil: "Così la situazione non è più gestibile, quindi chiediamo al governo di convocare con urgenza un tavolo e di dare il via al commissariamento, come previsto dal decreto Ilva, di tutte le società controllate dal Gruppo, comprese Riva Acciai e Riva Fire, al fine di garantire l'occupazione e la continuità produttiva". Protestano anche la provincia di Cuneo e l'Unione industriale. "L'errore è stato arrivare a questo punto: in quanto bisognava prevenire il crearsi di questa situazione e trovare un'altra via d'uscita che garantisse il proseguimento dell'attività e salvaguardasse l'occupazione", sostiene il presidente di Confindustria Cuneo, Franco Biraghi.

Squinzi: "Colpo drammatico" -
Parole di preoccupazione sono arrivate anche da Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria: "E' un problema serio sul quale dobbiamo ragionare, dobbiamo assolutamente uscire da questa situazione, perché 1.500 posti che si perdono nel nostro Paese sono un altro colpo drammatico".

Le polemiche politiche - "La Lega Nord chiede che il ministro Flavio Zanonato riferisca immediatamente in Aula su come il governo intenda far desistere la magistratura da una decisione di una gravità inaudita", chiede Davide Caparini.
Il Movimento 5 Stelle ha presentato in Senato un'interrogazione orale e chiede la revoca dell'incarico di commissario straordinario per l'Ilva a Enrico Bondi ("palese caso di conflitto di interessi"). Il Movimento collega la sua richiesta agli "ultimi arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza il 5 settembre scorso" dai quali emergerebbe una "struttura ombra della famiglia Riva che agiva all'interno dell'Ilva".

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