Il gip di Monza non ha considerato sufficienti gli indizi a carico dell'indagato, accusato di averla gettata dalla finestra. Lui ha sempre sostenuto la tesi del suicidio. A insospettire gli inquirenti alcuni graffi, indizi di una possibile lotta
Torna libero l'uomo di 30 anni accusato di aver ucciso la moglie lanciandola, il 30 giugno scorso, dal nono piano del palazzo in cui abitavano. Il Gip del Tribunale di Monza ha infatti ritenuto inconsistenti gli indizi di colpevolezza e non sufficienti le testimonianze della madre e di un'amica italiana della vittima. L'uomo di origine albanese, indagato per omicidio volontario aggravato, era stato arrestato perché sospettato di aver lanciato la moglie dalla finestra del loro appartamento di Cologno Monzese, al termine di una lite. La donna, 31 anni, era morta sul colpo.
La tesi della difesa - Il trentenne si è sempre professato innocente, dichiarando anzi di aver fatto di tutto per evitare che la donna si suicidasse gettandosi dalla finestra, al termine di una crisi di gelosia. "Il Giudice ha disposto la scarcerazione per motivazioni plurime - ha detto Francesco Mongiu, legale difensore dell'indagato - confermando la mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Il mio assistito ha semplicemente cercato di impedire alla sua compagna di suicidarsi, senza successo. Lei era convinta che ci fosse un'altra donna, tesi ancora non dimostrata. Inoltre, a differenza di quanto richiesto dal pm, non sono state ritenute attendibili nemmeno la testimonianza della madre della vittima, la quale sostiene che la figlia fosse maltrattata dal mio assistito, e quella di un'amica". Il gip di Monza ha riconosciuto indizi a carico dell'uomo, ma non abbastanza gravi da giustificare il carcere.
La tesi della difesa - Il trentenne si è sempre professato innocente, dichiarando anzi di aver fatto di tutto per evitare che la donna si suicidasse gettandosi dalla finestra, al termine di una crisi di gelosia. "Il Giudice ha disposto la scarcerazione per motivazioni plurime - ha detto Francesco Mongiu, legale difensore dell'indagato - confermando la mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Il mio assistito ha semplicemente cercato di impedire alla sua compagna di suicidarsi, senza successo. Lei era convinta che ci fosse un'altra donna, tesi ancora non dimostrata. Inoltre, a differenza di quanto richiesto dal pm, non sono state ritenute attendibili nemmeno la testimonianza della madre della vittima, la quale sostiene che la figlia fosse maltrattata dal mio assistito, e quella di un'amica". Il gip di Monza ha riconosciuto indizi a carico dell'uomo, ma non abbastanza gravi da giustificare il carcere.