L'ex senatore ha concordato con la Procura un anno e 8 mesi di reclusione, con pena sospesa. Insieme a Berlusconi e Lavitola è accusato di aver corrotto parlamentari tra il 2006 e il 2008 per far cadere il governo Prodi. Il giudice deciderà il 19 luglio
L'ex senatore Sergio De Gregorio (passato dall'Idv al Pdl) ha chiesto di patteggiare la pena nel corso dell'udienza preliminare per la vicenda della presunta compravendita dei senatori tra il 2006 e 2008 per far cadere il governo Prodi. De Gregorio, assistito dall'avvocato, Carlo Fabbozzo, ha concordato con la Procura un anno e otto mesi di reclusione, con pena sospesa. La decisione se accogliere la richiesta di patteggiamento verrà presa in occasione della prossima udienza, fissata per il 19 luglio.
L'inchiesta - L'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi Berlusconi, l'ex direttore de L'Avanti Valter Lavitola e l'ex sentore Sergio De Gregorio sono accusati di aver cercato, nel 2006, di "comprare" senatori dell'allora maggioranza di centrosinistra a cominciare dallo stesso De Gregorio, il quale avrebbe ricevuto - per sua stessa ammissione - circa 3 milioni di euro. Nell'ipotesi dei magistrati, De Gregorio, in cambio di 3 milioni di euro versati da Berlusconi, attraverso l'intermediazione di Lavitola, non solo passò dall'Idv che lo aveva eletto al Senato al Pdl, ma cercò di indurre altri senatori a cambiare casacca promettendo loro somme di denaro da parte dell'ex premier.
De Gregorio: non avrei dovuto accettare quel patto scellerato - "Avevo un dovere nei confronti dei miei elettori - ha affermato De Gregorio - Gli ho procurato un percorso di sofferenza con le mie decisioni, con i miei respingimenti di molti atti del suo governo (del governo Prodi, ndr). Gli ho fatto quasi da stalker. Avevo delle capacità e le ho messe a servizio dell'uomo sbagliato, che ha compulsato i miei comportamenti e li ha un po' teleguidati. io, però, ho la responsabilità di essermi fatto teleguidare e di accettare un patto scellerato che non avrei dovuto accettare" (guarda il video).
Udienza fissata per il 19 luglio - Sempre nell'udienza del 19 luglio, il gup deciderà anche sulle due eccezioni proposte: quella di competenza territoriale avanzata dalle difese dell'imprenditore ed ex direttore di L'Avanti Valter Lavitola e dello stesso Berlusconi che sostengono spetti giudicare al tribunale di Roma, e quella sul principio di insindacabilità sancità dall'articolo 68 della Costituzione sulla libertà di mandato di ogni parlamentare. "Per noi è un processo romano", ha detto ai cronisti lasciando il tribunale Nicolò Ghidini, che insieme a Michele Cerabona rappresenta Berlusconi.
Il gup ha anche ha ammesso due delle tre parte civili che avevano chiesto la costituzione in giudizio, l'associazione Codacons e Italia dei Valori, rigettando invece la richiesta del suo leader Antonio Di Pietro.
L'inchiesta - L'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi Berlusconi, l'ex direttore de L'Avanti Valter Lavitola e l'ex sentore Sergio De Gregorio sono accusati di aver cercato, nel 2006, di "comprare" senatori dell'allora maggioranza di centrosinistra a cominciare dallo stesso De Gregorio, il quale avrebbe ricevuto - per sua stessa ammissione - circa 3 milioni di euro. Nell'ipotesi dei magistrati, De Gregorio, in cambio di 3 milioni di euro versati da Berlusconi, attraverso l'intermediazione di Lavitola, non solo passò dall'Idv che lo aveva eletto al Senato al Pdl, ma cercò di indurre altri senatori a cambiare casacca promettendo loro somme di denaro da parte dell'ex premier.
De Gregorio: non avrei dovuto accettare quel patto scellerato - "Avevo un dovere nei confronti dei miei elettori - ha affermato De Gregorio - Gli ho procurato un percorso di sofferenza con le mie decisioni, con i miei respingimenti di molti atti del suo governo (del governo Prodi, ndr). Gli ho fatto quasi da stalker. Avevo delle capacità e le ho messe a servizio dell'uomo sbagliato, che ha compulsato i miei comportamenti e li ha un po' teleguidati. io, però, ho la responsabilità di essermi fatto teleguidare e di accettare un patto scellerato che non avrei dovuto accettare" (guarda il video).
Udienza fissata per il 19 luglio - Sempre nell'udienza del 19 luglio, il gup deciderà anche sulle due eccezioni proposte: quella di competenza territoriale avanzata dalle difese dell'imprenditore ed ex direttore di L'Avanti Valter Lavitola e dello stesso Berlusconi che sostengono spetti giudicare al tribunale di Roma, e quella sul principio di insindacabilità sancità dall'articolo 68 della Costituzione sulla libertà di mandato di ogni parlamentare. "Per noi è un processo romano", ha detto ai cronisti lasciando il tribunale Nicolò Ghidini, che insieme a Michele Cerabona rappresenta Berlusconi.
Il gup ha anche ha ammesso due delle tre parte civili che avevano chiesto la costituzione in giudizio, l'associazione Codacons e Italia dei Valori, rigettando invece la richiesta del suo leader Antonio Di Pietro.