La Corte si deve esprimere sul conflitto di attribuzione tra tribunale di Milano e governo. Un sentenza a favore del Cavaliere potrebbe spingere la Cassazione a riaprire il processo Mediaset. Gasparri: "In caso di esito negativo dimissioni in massa"
Si attende per la serata di mercoledì 19 giugno la decisione della Consulta sul legittimo impedimento di Silvio Berlusconi nel corso del processo Mediaset, mentre sale la tensione politica, con Maurizio Gasparri che arriva a minacciare le dimissioni in massa degli eletti Pdl in caso di "epilogo negativo" della vicenda.
Decisione attesa in serata - La decisione della Corte costituzionale riguarda il conflitto di attribuzione fra poteri sollevato da Palazzo Chigi contro il tribunale di Milano sul legittimo impedimento di Silvio Berlusconi, all'epoca dei fatti presidente del Consiglio, a partecipare all'udienza del processo Mediaset che venne svolta il primo marzo 2010. I giudici costituzionali sono impegnati dalle dieci di mercoledì mattina in udienza pubblica, quindi la camera di consiglio in cui dovrebbe essere presa la decisione si svolgerà nel pomeriggio.
Le possibile conseguenze della sentenza - Se la Corte accoglierà il conflitto, il processo Mediaset, in cui Berlusconi è già stato condannato in primo grado e in appello a 4 anni di reclusione e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale, potrebbe essere a rischio. A valutare l'impatto di un eventuale "sì" della Consulta al conflitto di Palazzo Chigi, sarà con ogni probabilità la Cassazione, davanti alla quale il procedimento approderà tra la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo. I giudici di Piazza Cavour potrebbero decidere, in questo caso, di annullare con rinvio la sentenza di secondo grado e trasmettere gli atti alla Corte d'appello di Milano: questa ipotesi porterebbe automaticamente alla prescrizione del reato, che dovrebbe scattare nella primavera del 2014. E' possibile, però, anche che l'eventuale annullamento dell'istruttoria compiuta nel processo Mediaset il primo marzo 2010 non abbia conseguenze pesanti sul processo, poiché il giudice ordinario potrebbe ritenere che gli atti compiuti in quell'udienza non siano stati decisivi nel procedimento.
I motivi dello scontro tra tribunale e governo - Berlusconi, il primo marzo 2010, non si recò a Milano, dove era in corso il processo di primo grado, perché impegnato in una riunione del Consiglio dei ministri, dedicata al ddl anti corruzione: quella data, però, era tra quelle già concordate con i giudici del capoluogo lombardo proprio sulla base degli impegni del premier. Per questa ragione, il collegio giudicante decise di non rinviare l'udienza, come richiesto dalla difesa, non ritenendo legittimo l'impedimento di Berlusconi.
Gasparri: "Possibili dimissioni in massa di eletti Pdl" - "Sulla Corte Costituzionale incrocio le dita perché se vedessi i numeri, le appartenenze e gli orientamenti dovrei essere pessimista" ha dichiarato Maurizio Gasparri, ai microfoni della trasmissione Citofonare Adinolfi in onda su Radio Ies. "Qualora ci fosse un epilogo negativo e, per noi di inaccettabile valore politico, avremmo tutto il diritto di assumere iniziative come, in ipotesi, le dimissioni di tutti i parlamentari Pdl". Gasparri, comunque, auspica "il buon senso".
Decisione attesa in serata - La decisione della Corte costituzionale riguarda il conflitto di attribuzione fra poteri sollevato da Palazzo Chigi contro il tribunale di Milano sul legittimo impedimento di Silvio Berlusconi, all'epoca dei fatti presidente del Consiglio, a partecipare all'udienza del processo Mediaset che venne svolta il primo marzo 2010. I giudici costituzionali sono impegnati dalle dieci di mercoledì mattina in udienza pubblica, quindi la camera di consiglio in cui dovrebbe essere presa la decisione si svolgerà nel pomeriggio.
Le possibile conseguenze della sentenza - Se la Corte accoglierà il conflitto, il processo Mediaset, in cui Berlusconi è già stato condannato in primo grado e in appello a 4 anni di reclusione e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale, potrebbe essere a rischio. A valutare l'impatto di un eventuale "sì" della Consulta al conflitto di Palazzo Chigi, sarà con ogni probabilità la Cassazione, davanti alla quale il procedimento approderà tra la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo. I giudici di Piazza Cavour potrebbero decidere, in questo caso, di annullare con rinvio la sentenza di secondo grado e trasmettere gli atti alla Corte d'appello di Milano: questa ipotesi porterebbe automaticamente alla prescrizione del reato, che dovrebbe scattare nella primavera del 2014. E' possibile, però, anche che l'eventuale annullamento dell'istruttoria compiuta nel processo Mediaset il primo marzo 2010 non abbia conseguenze pesanti sul processo, poiché il giudice ordinario potrebbe ritenere che gli atti compiuti in quell'udienza non siano stati decisivi nel procedimento.
I motivi dello scontro tra tribunale e governo - Berlusconi, il primo marzo 2010, non si recò a Milano, dove era in corso il processo di primo grado, perché impegnato in una riunione del Consiglio dei ministri, dedicata al ddl anti corruzione: quella data, però, era tra quelle già concordate con i giudici del capoluogo lombardo proprio sulla base degli impegni del premier. Per questa ragione, il collegio giudicante decise di non rinviare l'udienza, come richiesto dalla difesa, non ritenendo legittimo l'impedimento di Berlusconi.
Gasparri: "Possibili dimissioni in massa di eletti Pdl" - "Sulla Corte Costituzionale incrocio le dita perché se vedessi i numeri, le appartenenze e gli orientamenti dovrei essere pessimista" ha dichiarato Maurizio Gasparri, ai microfoni della trasmissione Citofonare Adinolfi in onda su Radio Ies. "Qualora ci fosse un epilogo negativo e, per noi di inaccettabile valore politico, avremmo tutto il diritto di assumere iniziative come, in ipotesi, le dimissioni di tutti i parlamentari Pdl". Gasparri, comunque, auspica "il buon senso".