Carabiniere: "Mi hanno impedito di arrestare Messina Denaro"

Cronaca
Il boss della mafia Matteo Messina Denaro (a sinistra, in una foto d'archivio; a destra in una simulazione grafica di come potrebbe essere oggi)

Il maresciallo dell'Arma Saverio Masi ha presentato una denuncia alla procura di Palermo contro i suoi superiori: lo avrebbero costretto a non catturare il superboss latitante. Il militare lo avrebbe individuato seguendolo fino a una villa

Il maresciallo capo dei Carabinieri, Saverio Masi, oggi caposcorta del pm Nino Di Matteo, denuncia che diversi suoi superiori lo avrebbero ostacolato nelle indagini su Bernardo Provenzano prima e su Matteo Messina Denaro poi, arrivando fino a impedire l'arresto del superlatitante. I nomi dei suoi superiori e i dettagli della faccenda sono inseriti in una denuncia che il militare ha presentato ora, a distanza di anni, alla procura di Palermo.

Secondo quanto riferisce un'inchiesta della trasmissione Report, rilanciata dal Corriere della Sera, il racconto del carabiniere copre un arco di tempo che va dal 2001 al 2007 e denuncia le pressioni cui sarebbe stato sottoposto per farlo rinunciare alla cattura dei latitanti. "Noi non abbiamo intenzione di prendere Provenzano! Non hai capito niente allora? Ti devi fermare!", avrebbe detto il superiore di Masi. "Hai finito di fare il finto coglione? Dicci cosa vuoi che te lo diamo. Ti serve il posto di lavoro per tua sorella?" avrebbe aggiunto il superiore, svelando di conoscere così il dettaglio della disoccupazione della sorella, informazione non nota ai colleghi di Masi.

Lo stesso sarebbe accaduto con Matteo Messina Denaro. Masi afferma di aver incrociato il latitante in strada, a bordo di un'utilitaria, nel marzo del 2004, e di averlo seguito fino a una villa, ma di non aver ricevuto l'autorizzazione a proseguire le indagini.

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