Preiti voleva suicidarsi prima dell'agguato a Palazzo Chigi

Cronaca

La confessione dell’attentatore al gip che nella giornata di mercoledì ha convalidato il suo arresto. Ai carabinieri che lo disarmarono, immobilizzandolo a terra, disse: “Perché non mi avete sparato?”. In lieve miglioramento le condizioni di Giangrande

Voleva morire, Luigi Preiti, e forse sperava che fossero i carabinieri contro i quali sparava a ucciderlo. L'attentatore di Palazzo Chigi aveva anche pensato di farla finita in albergo, vicino alla stazione Termini, prima di andare a piazza Colonna per fare "un gesto eclatante". Nuovi elementi sulla vicenda emergono dall'interrogatorio di garanzia del muratore calabrese, svoltosi nel carcere romano di Rebibbia e che ha portato il Gip a convalidare l'arresto dell'uomo, come richiesto dai pm.

Ai carabinieri disse: "Perché non mi avete sparato?"
- Il suo legale ha riferito che, tra frequenti scoppi di pianto, Preiti ha raccontato di aver pensato al suicidio nell'Hotel Concorde, dove aveva preso una stanza dopo il viaggio in treno da Gioia Tauro. Era disperato il 49enne - secondo la versione fornita -, ma poi pensò che "sarebbe sembrato l'ennesimo suicidio dovuto alla crisi economica". E così andò davanti al palazzo del governo e sparò sette colpi di pistola contro il brigadiere Giuseppe Giangrande e i suoi colleghi. E quando lo disarmarono, immobilizzandolo sul selciato, chiese ai militari "perché non mi avete sparato?".

I legali chiederanno una perizia psichiatrica
- Insomma, secondo i suoi avvocati, Preiti si aspettava che l'azione finisse con la propria morte. I due legali hanno chiesto al gip di "valutare la compatibilità del regime carcerario con lo stato di alterazione in cui si trova Preiti". L'uomo è sottoposto ad un trattamento farmacologico nel carcere di Rebibbia, e i suoi difensori chiederanno prossimamente una perizia psichiatrica.

Migliorano le condizioni di Giangrande - E, su uno degli aspetti più controversi della vicenda, il possesso di una pistola con la matricola abrasa, Preiti ha confermato di aver acquistato l'arma "circa quattro anni fa al mercato nero di Genova e di averla portata con se' in Calabria all'insaputa di tutti". Nel corso dell'interrogatorio, durato 4 ore, l'ex piastrellista ha di nuovo chiesto scusa ai carabinieri - 'Non ce l'avevo con loro né con un politico in particolare', avrebbe detto - e si è informato sulle condizioni di Giangrande.
Il brigadiere resta in prognosi riservata al Policlinico Umberto I. I medici parlano di "un lieve miglioramento" e sono "cautamente ottimisti". Il militare ha subito una tracheotomia per farlo respirare meglio e iniziato la fisioterapia. Ci vorranno ancora 2-3 giorni per capire se potrà riacquistare l'uso di braccia e gambe.

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