Caso Cucchi, i pm chiedono di condannare tutti gli imputati

Cronaca

Conclusa la requisitoria del processo per la morte del geometra arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo all'ospedale Pertini. La richiesta più alta, sei anni e otto mesi di reclusione, per Aldo Fierro, primario del reparto

Condannare tutti gli imputati a pene comprese tra i due anni e i sei anni e otto mesi di reclusione. Queste le richieste dei pm al termine della requisitoria nel processo per la morte di Stefano Cucchi, il geometra arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo all'ospedale 'Sandro Pertini'.
Cucchi "morì di fame e di sete, anche se c'erano una serie di patologie che lo hanno portato alla morte insieme alla mancanza di cibo", ha detto il pm Francesca Loy nel corso della sua requisitoria davanti alla III Corte d'Assise di Roma.

"Morto perché non è stato alimentato" - "Non servivano esperti per dirci la causa di morte - ha aggiunto il pm - Bastava vedere le foto. Stefano muore perché non è stato alimentato, curato per le patologie di cui soffriva, perché si è rifiutato di nutrirsi e perché nessuno dei medici si è curato di farlo nutrire. Le lesioni provocate dagli agenti penitenziari nelle celle di piazzale Clodio hanno avuto una valenza meramente occasionale sul piano della morte, non conseguenziale". Per i rappresentanti dell'accusa, il comportamento dei medici e degli infermieri dell'ospedale 'Pertini' (dove Cucchi morì una settimana dopo il suo arresto per droga) "non fu colposo, ma un chiaro sintomo dell'indifferenza che hanno avuto nei confronti di quel paziente".
Nessun dubbio, quindi, sulla configurabilità del reato di 'abbandono d'incapace' per il personale medico del 'Pertini'. "Davanti ai rifiuti del giovane, un paziente maleducato, scontroso, medici e infermieri hanno lasciato perdere. Le loro carenze non sono solo negligenze, ma denotano proprio l'assoluta indifferenza nei confronti di Stefano".

Le richieste di condanna - I pm Barba e Loy hanno chiesto la condanna più alta, sei anni e otto mesi di reclusione, per Aldo Fierro, il primario del reparto dell'ospedale Sandro Pertini. A seguire i pubblici ministeri hanno chiesto sei anni per i medici Stefani Corbi e Flaminia Bruno, cinque anni e mezzo per i medici Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo e due anni per il medico Rosita Caponetti.  Quattro anni di reclusione sono stati chiesti per i tre infermieri: Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe.
Due anni di reclusione è la richiesta per per gli agenti di polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici.

La sorella: "Speriamo che venga riconosciuta la verità" - "Non posso accettare che non venga riconosciuta la verità su quello che è successo a Stefano tutto il resto non mi interessa", è stata la reazione della sorella di Cucchi, Ilaria.
"Io e la mia famiglia - ha detto - ci siamo sottoposti a questo processo lunghissimo e dolorosissimo sul piano emotivo e lo abbiamo fatto perché speriamo che si riconosca la verità su quanto accaduto a Stefano. La verità, lo sanno tutti, speravo che entrasse anche nell'aula di giustizia e continuo ad avere fiducia nella corte".
"La responsabilità dei medici - ha concluso Cucchi - è assolutamente gravissima e innegabile, loro non sono più degni di indossare un camice. Loro avrebbero potuto salvare mio fratello e non lo hanno fatto, si sono voltati dall'altra parte e non si può far finta di niente. Come non si può far finta che Stefano sarebbe finito in quell'ospedale per cause che non c'entrano con il pestaggio".

La sentenza entro il 22 maggio - La sentenza del processo per la morte di Cucchi, arriverà entro il 22 maggio. Per quella data infatti il presidente della III Corte d'Assise di Roma ha stabilito l'ultima udienza.  Fitto il calendario: la prossima udienza è in programma il 10 aprile quando è previsto l'intervento della parte civile. Il 17 aprile i primi interventi dei difensori. Ad assistere alla requisitoria,i n aula, come dalla prima udienza, anche la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi insieme con la madre e il padre.

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